Roma – “Questa è una risposta di supplenza. Non è ‘la risposta’. La risposta di un Paese democratico matura attraverso ben altri processi. Ma anche risposte di solidarietà e di umanità come questa possono aiutare a sviluppare una cultura dell’accoglienza”. A dirlo è oggi il direttore dell’Ufficio nazionale delle Comunicazioni Sociali della Cei, don Ivan Maffeis sottolineando l’impegno delle diocesi italiani all’accoglienza dei migranti della nave “Diciotti”, ora ospiti presso l’hotspot di Messina per le procedure di identificazione per essere poi spostati in un centro nei pressi di Roma.
Finora sono diverse le disponibilità offerte dalle diocesi italiane da Nord a Sud. “È stata una scelta della presidenza Cei, legata alla volontà di uscire da una situazione di stallo in cui queste persone erano da diversi giorni” spiega don Maffeis in una intervista al Sir: “davanti ad una situazione insostenibile dal punto di vista umanitario si è scelto di non andare avanti con comunicati ed appelli generici ma di intervenire offrendo una disponibilità all’accoglienza concreta, fattiva ed immediata”. “La Chiesa italiana è disposta a prendere tutti quelli che hanno necessità di essere accolti, non abbiamo fatto una questione di numeri”, ha aggiunto il sacerdote sottolineando che esistono “livelli diversi” per affrontare la questione immigrazione: quello “della solidarietà e dell’emergenza” è necessario “ma non è quello con cui possiamo affrontare fenomeni di questa portata, dove la politica e la cultura del Paese deve interrogarsi e fare la propria parte”: “Sono livelli che vanno uniti: non possiamo aspettare che maturino politiche o culture dell’accoglienza che superino la globalizzazione dell’indifferenza”. “La risposta di un Paese democratico – precisa – matura attraverso ben altri processi”. Nelle strutture diocesane della Chiesa italiana sono già accolte circa 30mila persone.