Roma – “Laddove abbiamo chance anche piccole di potere alloggiare, accogliere e tentare di integrare persone che arrivano, è nostro dovere farlo. Questo già avviene; sempre di più questo impegno che coinvolge tante realtà della Chiesa va valorizzato. E in queste ore lo si è fatto ancora”. A dirlo è stato il vescovo di Acireale e vice presidente della Cei, mons. Antonino Raspanti, in una intervista al quotidiano “Avvenire” in edicola oggi. Per il presule occorre immettere nel dibattito, con umiltà e con chiarezza, senza la volontà di dividere, principi e valori condivisi. Occorre continuare – ha spiegato – a lavorare nei singoli territori, collaborando con le prefetture, con le amministrazioni, con la gente comune, facendo rete grazie all’associazionismo e agli organi ecclesiali. Dobbiamo continuare a trasmettere il valore della fraternità, facendo prima che predicando. In questo sono essenziali i media cattolici, che oggi sono tra i pochi ad avere capacità di ascolto capillare e globale. In altre parole, la nostra missione è quella di “distribuire il buon odore di Cristo”. Per mons. Raspanti chi vuole “speculare per ragioni di potere, di interessi politici ed economici, interessi che purtroppo hanno riguardato anche alcune mele marce nel comparto dell’accoglienza, usa in verità solo un pezzo del problema, strumentalizzando la complessità del fenomeno per proprio tornaconto. E in questo modo i principi fondamentali, che non sono solo principi religiosi, come quelli espressi dalla Carta dei Diritti dell’Uomo, piano piano si corrompono, si logorano. Apparentemente nessuno li attacca frontalmente, perché nessuno si sentirebbe di dire che si tratta di valori superati, però poi attraverso una cultura distruttiva, non saprei dire quanto in modo intenzionale, lentamente si erode anche quel patto sociale fondato proprio sulla comunanza di principi condivisi”.