Torino – “Certi titoloni di giornali finiscono per amplificare il clima di insicurezza in cui sembra che siamo immersi. Ma questa informazione emozionale non ci aiuta a ricordare la cosa importante: tocca a tutti noi educarci al rispetto reciproco”. E’ quanto scrive in una nota l’arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia dopo alcuni fatti di cronaca di questi giorni: “una ragazza, Daisy, colpita a Moncalieri; altre donne prese di mira con le uova; un giovane aggredito in metropolitana…Torino non manca, nella catena di notizie allarmanti che raccontano episodi di
intolleranza o di grave violenza, che in questi mesi in particolare segnano la cronaca del nostro Paese”.
Per il presule gli “altri” non sono “diversi, sono il nostro prossimo. Come noi lo siamo per loro. Non è appiccicando etichette sulla faccia e sulla pelle della gente che salviamo la nostra vita. L’unico vero ‘nemico’ che tutti abbiamo in comune è coltivare l’idea del nemico. Dare agli altri – dice Mons. Nosiglia – la colpa dei disagi nostri che non sappiamo affrontare è una deriva pericolosa”.
L’arcivescovo di Torino ricorda che il capoluogo piemontese e il suo territorio “vengono da una lunga tradizione di tolleranza e solidarietà, che ha sempre contribuito a isolare e rifiutare ogni forma di discriminazione. La stragrande maggioranza della popolazione, che crede e pratica i valori della accoglienza e della integrazione, reagisca – è l’invito – isolando quanti compiono tali gesti” promuovendo, sia sul piano educativo e sociale nelle famiglie, negli oratori e nelle scuole “un clima di rispetto verso ogni persona perché tutti si sentano parte integrante di una cittadinanza dove il bene comune è l’obiettivo da perseguire insieme con l’apporto di ciascuno”. Da qui la richiesta di Mons. Nosiglia di “un rispetto rigoroso e convinto delle leggi, e la promozione di un clima di umanità e di legalità morale e civile, senza spavalderia e senza odio che ingenerano comportamenti di rifiuto violento: perché questa è l’unica strada che abbiamo per allontanarci dalla paura”. (Raffaele Iaria)