Roma – “Apprendiamo sconcertati che ai rifugiati e sfrattati sudanesi di via Scorticabove sono stati tolti sia l’acqua, che l’accesso ai servizi igienici. La sicurezza e la legalità – pur necessari – devono andare, però, di pari passo con la solidarietà e la misericordia. Togliere l’acqua a donne e bambini è un gesto, che se confermato, non possiamo assolutamente condividere”. Lo ha detto Lucia Ercoli, direttore sanitario dell’associazione Medicina Solidale, che da oltre 13 anni offre cure e assistenza ai tanti “invisibili” della Capitale. Ercoli ricorda che “ogni estate ormai la nostra città ci ha abituati a vivere la caccia all’immigrato di turno. Dopo il Baobab, SS. Apostoli e piazza Indipendenza ora è il turno di quelli di Via Scorticabove che pagano solo il fatto che la nostra città non è più in grado di accogliere chi è fragile e soprattutto non ha in prospettiva un valido progetto”. Medicina Solidale “apprezza” il fatto che la diocesi di Roma, attraverso il vescovo Paolo Lojudice, delegato della Commissione Migrantes abbia aperto con i rifugiati/sfrattati un dialogo serio e solidale”. Il presuole, insieme al direttore Migrantes della diocesi, mons. Pierpaolo Felicolo, ha ricevuto, la settimana scorsa, come riferisce il sacerdote, una delegazione delle persone sgomberate “ascoltando le loro i loro pareri e le loro richieste”. Si tratta di 120 persone rifugiate sfrattati dallo stabile dove erano ospitati.