Papa Francesco: Dio vuole nostre mani per soccorrere migranti

Città del Vaticano – “Di fronte alle sfide migratorie di oggi, l’unica risposta sensata è quella della solidarietà e della misericordia; una riposta che non fa troppi calcoli, ma esige un’equa divisione delle responsabilità, un’onesta e sincera valutazione delle alternative e una gestione oculata”. Lo ha detto questa mattina papa Francesco durante la Messa per i Migranti celebrata nella basilica di San Pietro, nel quinto anniversario della sua visita a Lampedusa, primo viaggio apostolico del pontificato. Per il papa “politica giusta è quella che si pone al servizio della persona, di tutte le persone interessate; che prevede soluzioni adatte a garantire la sicurezza, il rispetto dei diritti e della dignità di tutti; che sa guardare al bene del proprio Paese tenendo conto di quello degli altri Paesi, in un mondo sempre più interconnesso. E’ a questo mondo che guardano i giovani”. C’è, ha detto, una “ ipocrisia sterile di chi non vuole ‘sporcarsi le mani’”: “si tratta di una tentazione ben presente anche ai nostri giorni, che si traduce in una chiusura  nei confronti di quanti hanno diritto, come noi, alla sicurezza e a una condizione di vita dignitosa, e che costruisce muri, reali o immaginari, invece di ponti”.

Papa Francesco ha ricordato i tanti poveri oggi “calpestati!”: “Quanti piccoli vengono sterminati! Sono – ha detto – tutti vittime di quella cultura dello scarto che più volte è stata denunciata”. E tra il pontefice annovera i migranti e i rifugiati, che “continuano a bussare alle porte delle Nazioni che godono di maggiore benessere”. Ricordando il suo viaggio, l8 luglio del 2013, nell’Isola di Lampedusa, ha richiamato il suo appello rivolto quel giorno: «“Dov’è il tuo fratello? La voce del suo sangue grida fino a me”, dice Dio. Questa non è una domanda rivolta ad altri, è una domanda rivolta a me, a te, a ciascuno di noi». “ Purtroppo – ha detto oggi –  le risposte a questo appello, anche se generose, non sono state sufficienti, e ci troviamo oggi a piangere migliaia di morti”.

Riprendendo il vangelo del giorno, tratto dal cap. 11 di Matteo, Papa Francesco ha sottolineato come il “Signore promette ristoro e liberazione a tutti gli oppressi del mondo, ma ha bisogno di noi per rendere efficace la sua promessa. Ha bisogno dei nostri occhi per vedere le necessità dei fratelli e delle sorelle. Ha bisogno delle nostre mani per soccorrere. Ha bisogno della nostra voce per denunciare le ingiustizie commesse nel silenzio – talvolta complice – di molti. In effetti, dovrei parlare di molti silenzi: il silenzio del senso comune, il silenzio del ‘si è fatto sempre così’, il silenzio del ‘noi’ sempre contrapposto al ‘voi’. Soprattutto, il Signore ha bisogno del nostro cuore per manifestare l’amore misericordioso di Dio verso gli ultimi, i reietti, gli abbandonati, gli emarginati”, ha affermato papa Bergoglio. Francesco ha quindi detto: “seguiamo con attenzione il lavoro della comunità internazionale per rispondere alle sfide poste dalle migrazioni contemporanee, armonizzando sapientemente solidarietà e sussidiarietà e identificando risorse e responsabilità” e ha chiesto allo Spirito Santo di “illuminare la nostra mente e di infiammare il nostro cuore per superare tutte le paure e le inquietudini e trasformarci in docili strumenti dell’amore misericordioso del Padre, pronti a dare la nostra vita per i fratelli e le sorelle, così come ha fatto il Signore Gesù Cristo per ciascuno di noi”. (Raffaele Iaria)