Cassano allo Ionio: mons. Savino saluta i profughi eritrei arrivati ieri

Cassano allo Ionio – Sono appena arrivati in Italia e, dopo essere stati accolti dai rappresentati della Chiesa italiana e del Governo, a Roma Fiumicino, sono partiti e arrivati nella loro nuova casa denominata “Casa del deserto”, realizzata dalla Parrocchia Santa Maria Maddalena a Morano Calabro, nella diocesi di Cassano all’Jonio, grazie ai fondi dell’8 per mille della Conferenza Episcopale Italiana e al contributo di tanti volontari.

Due mamme eritree con i loro rispettivi figlioletti, hanno dormito per la prima volta sotto un tetto diverso e particolarmente sicuro, grazie ai corridoi umanitari che la CEI ha predisposto insieme con la Fondazione Migrantes, la Caritas Italiana e la Comunità di Sant’Egidio, facendo arrivare dall’Etiopia, mercoledì 27 giugno, 139 profughi.

Il Vescovo di Cassano all’Jonio, mons. Francesco Savino, si è recato stamani a far loro visita, intrattenendosi e ascoltandoli grazie al mediatore culturale, alla presenza, tra gli altri, del direttore della Caritas diocesana, Raffaele Vidirie del parroco di Santa Maria Maddalena, don Franco Gimigliano. Ieri sera, ad accompagnare da Roma a Morano i fratelli eritrei, c’era anche l’ex parroco di Morano, don Gianni Di Luca.

«C’è un bellissimo clima di famiglia – ha commentato mons. Savino – tra i volontari e le mamme.»

A loro ha detto: “Sentitevi parte integrante della famiglia che è la Chiesa, la diocesi, di cui ora fate parte, al di là delle nostre appartenenze, di stirpe, di razza, o di religione.”

«La Chiesa di Cassano all’Jonio – ha poi dichiarato il presule – fa dell’inclusione una scelta prioritaria. Nessuno deve sentirsi escluso nel momento in cui entra nella nostra diocesi, che vuole essere la diocesi dell’accoglienza, dell’ascolto, dell’integrazione, della legalità.»

«L’inclusione – ha continuato mons. Savino – fa di tutti noi una famiglia. Lì dove c’è l’esclusione non c’è la civiltà, non c’è democrazia. Oggi la sfida si chiama inclusione. Se la democrazia non si organizza sull’inclusione ed esclude qualcuno, soprattutto le persone che scappano, dalla guerra, dalla fame e dalle persecuzioni, non è una democrazia nella civiltà. Non c’è la civiltà lì dove non si accolgono le persone. Direi che il paradigma su cui la diocesi, la Chiesa, oggi più che mai, deve lavorare, a livello educativo, si basa su tre parole: accoglienza, integrazione, legalità. Se noi riusciremo ad essere una Chiesa-Famiglia che integra, che accompagna, che ascolta, nella legalità e nel rispetto delle leggi, io sono convinto – ha proseguito mons. Savino – che il Signore, per dirla con il Magnificat di sua Madre, “grandi cose il Signore farà in mezzo a noi” grazie a questa presenza. Questa presenza sarà il segno profetico di un Regno di Dio – ha concluso il Vescovo di Cassano – che c’è e che sta per compiersi, perché lì dove c’è la solidarietà, la condivisione, l’inclusione che diventa integrazione, lì c’è un Regno di Dio che si sviluppa, lì c’è un Regno di Dio che è Regno di pace, di giustizia, di amore.»