Genfest 2018: muri e respingimenti non sono l’ultima parola

Roma – Difesa dei confini, respingimenti forzati, alleanze di stati per proteggere identità nazionali ed economie, quote umane per il controllo dei flussi migratori. Cosa c’è dietro quelle che sono diventate le parole-chiave di questi ultimi giorni?  “Spesso è la paura la madre di ogni steccato e atteggiamento protezionistico – spiega Maria Voce, presidente dei Focolari”. “Eppure per i giovani questa non sembra essere la soluzione definitiva. Credono invece che i confini siano orizzonti, punti di partenza, diversità di cui arricchirsi”.

È per questo che i giovani dei Focolari hanno scelto per il loro prossimo evento mondiale che si terrà a Manila dal 6 all’8 luglio prossimi, il grande tema dei confini, come dice il titolo “Beyond all borders” (oltre ogni confine). Invitano a un coraggioso cambio di prospettiva con cui guardare popoli, culture ed economie; un capovolgimento necessario, dicono, in questi tempi di esasperazione dei particolarismi e chiusure sociali.

Nato nel 1973 da un’idea di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, il Genfest giunge quest’anno alla sua undicesima edizione e per la prima volta si terrà fuori dall’Europa, nella capitale filippina, dal 6 all’8 luglio prossimi. Attesi 6.000 giovani da tutto il mondo, dai 18 ai 30 anni, mentre altre migliaia partecipano alle 23 edizioni locali in corso.

“Abbiamo scelto l’Asia perché nel mondo sei giovani su dieci vivono lì – spiega Kiara Lauren, filippina, dei Giovani per un Mondo Unito dei Focolari, promotori dell’evento. “Nonostante i problemi e il divario socio-economico, questo continente parla al mondo di speranza e di voglia di cambiamento. Non ci riconosciamo in questo contesto geo-politico internazionale che spesso sacrifica popoli interi a scapito di un élite. Vogliamo portare i singoli e le nostre nazioni a guardare fuori dal proprio perimetro personale, culturale, religioso, politico, per incontrare gli altri e lasciarsi contaminare dalla diversità. Il Genfest sarà un laboratorio unico al mondo: chi entrerà troverà gli strumenti per poter operare un cambio in sé stesso e nel proprio ambiente, per passare – come ha invitato recentemente papa Francesco a Loppiano – “dall’io al noi”.

Largo spazio avranno le testimonianze: l’impegno congiunto di giovani statunitensi e messicani sulla frontiera dei loro paesi; gesti di aiuto e riconciliazione in situazioni di conflitto in Africa e Medio Oriente, attività di supporto alla popolazione in campi profughi e accoglienza nelle città, l’impegno per un nuovo modo di fare politica, il dialogo tra religioni diverse, ecc. 

Nel pomeriggio del 7 luglio il Genfest propone l’azione Hands for Humanity: i ragazzi potranno scegliere tra 12 attività di solidarietà, accoglienza e riqualificazione urbana da svolgere in diversi punti di Manila. Lo scopo è sperimentare che i piccoli gesti possono cambiare la realtà attorno a sé, oltre a raccogliere idee esportabili e imitabili nei propri paesi. 

C’è poi la Explo, acronimo composto dalle parole “Exposition” e “Exploration”: si tratta di una mostra interattiva che conduce il visitatore attraverso un’esperienza sensoriale immersiva nella storia dell’umanità, raccontata dalla prospettiva della fraternità universale: “Non dunque la storia come la conosciamo – racconta Erika Ivacson, artista ungherese curatrice della mostra – fatta di guerre, conquiste, armistizi. Racconteremo invece ciò che ha permesso all’umanità di progredire dal punto di vista della pace, dell’amicizia tra persone, popoli e culture L’ultima tappa sarà interamente dedicata alla domanda: e io cosa posso fare?”.

Saranno ben 110 i forum e workshop su temi chiave per la costruzione di società aperte e solidali: dalle tecniche di pulizia urbana e cura del territorio, alle forme di impresa sociale, alla gestione dei conflitti personali e politici, all’uso dei social media per la pace, e molto altro.