Scalabriniane: condividere il viaggio di chi parte forzatamente

Roma – “In questa giornata è essenziale capire come le politiche migratorie non possono essere dettate da espressioni ‘di pancia’. Questa giornata è un’occasione di riflessione, di azione, di decisione sulle responsabilità personali quotidiane, che possono abbattere i muri di gomma e quel  muro di ‘no’ alla solidarietà che apparentemente sembrano innalzarsi sempre più. Le ultime immagini, parole, atteggiamenti legati alla nave Aquarius sono stati come un’onda; non è mai accaduta tanta chiusura”. 

E’ quanto dichiara in una nota suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle missionarie scalabriniane sottolineando che il Mediterraneo, così come il Sudest asiatico, l’Africa, il Venezuela, il Messico, “sono solo alcuni dei luoghi ‘caldi’ e certamente la politica dei corridoi umanitari è una strategia, una soluzione percorribile e utile per salvaguardare le persone e la loro dignità, spesso deturpata durante il viaggio; i corridoi umanitari sono anche un modo per isolare coloro che approfittano senza scrupolo della miseria umana, vendendo la loro libertà”. La lotta ai trafficanti internazionali – ha aggiunto –  di esseri umani penso sia un punto dal quale non ci si possa tirare indietro. Ma davanti a un grido di dolore di centinaia, migliaia di persone, non possiamo rimanere indifferenti, né chiudere gli occhi; come dice Papa Francesco: ciascuno di noi è chiamato ad essere vicino ai rifugiati, a trovare con loro momenti d’incontro, a valorizzare il loro contributo, perché anche loro possano meglio inserirsi nelle comunità che li ricevono”.