Ladispoli – I palloncini si stagliano con i loro mille colori nel cielo di Ladispoli. La giornata è assolata, ma le nuvole non mancano all’istituto comprensivo “Corrado Melone”. Una suggestione casuale certo, ma simbolica della preghiera interreligiosa organizzata dalla scuola in collaborazione con l’ufficio Migrantes di Porto–Santa Rufina, diretto dal diacono Enzo Crialesi.
Cattolici, ortodossi, copti, musulmani gli uni accanto agli altri. Insieme per dire no alla guerra, raccolti assieme agli alunni nel piazzale dell’istituto, attorno al cuore con scritto “Il mondo che vorrei”.
Riccardo Agresti, il dirigente scolastico, raccoglie la fisionomia così ampia dei suoi ragazzi (di 31 nazionalità differenti) in un appello all’incontro con l’altro: «Nello spirito di pace che ci accomuna tutti – dice il preside – accogliamo l’invito a proclamare davanti alla nostra città di Ladispoli e al mondo che la religione non deve mai diventare pretesto di conflitti, odi e violenze, quali i nostri giorni conoscono, ma punto d’incontro per la promozione della pace e della fratellanza».
Lavorare per l’amicizia tra i popoli è il compito affidato a ogni persona. Perché la pace non è un discorso generale su cui convergere. Non il punto di arrivo. Ma il principio, l’inizio tratteggiato nell’anima, destinato a formare lo stile quotidiano della relazione o tradito dalla glorificazione dell’io a danno del noi.
Il rapporto tra le fedi concordi nel ripudiare la guerra e l’ingiustizia può risvegliare la pace nei cuori dove coperta dalla coltre dell’interesse economico attende di essere evocata.
Tre grandi impegni condividono i rappresentanti delle religioni, dice don Alberto Mazzola, vicario generale di Porto–Santa Rufina. Un accresciuto senso del valore della pace come dono di Dio. Il desiderio di manifestare solidarietà, unendosi gli uni con gli altri in una corale implorazione di pace. E «l’urgenza – conclude il sacerdote – di testimoniare insieme l’impegno per la pace e la giustizia, sia nella convivenza quotidiana, sia nelle grandi scelte della vita politica e sociale. Testimonianza che il mondo secolarizzato e lontano dalla religione spesso richiede e di cui si sente bisognoso».
Parole riproposte dalle confessioni cristiane rappresentate. Per i cattolici don Gianni Righetti, don Saji Thadathil, don Adrian Chili (cappellano dei cattolici romeni) e padre Iulian Serafin Vescan (cappellano greco–cattolico).
Padre Lucian Birzu ha invece pregato a nome degli ortodossi romeni e Sehn per i copti egiziani. Omusmane Mbaye e Matar Gueye in rappresentanza dei musulmani senegalesi e l’immam Salameh Ashour, per i musulmani nordafricani, hanno condiviso le parole di amore e pace rivelate nel Corano. I ragazzi attenti e partecipi con i loro pensieri hanno messo il sigillo con le loro preghiere legate a quei palloncini colorati. Ognuna diversa, ma tutte in volo dalla stessa terra, verso l’unico cielo.
Papa Francesco ha inviato un saluto per il tramite della Segreteria di Stato al preside Agresti in cui «auspica una sempre proficua attività formativa a favore delle giovani generazioni, incoraggiando la promozione di occasioni di incontro, di scambio e di preghiera per aiutare ogni persona di buona volontà a ricercare continuamente quei sentieri di giustizia, di carità e del rispetto degli altri per la costruzione di una pacifica e costruttiva convivenza». (Simone Ciampanella)