Palermo – Costruire la cultura dell’incontro a partire dalla festa, dalla conoscenza reciproca, dal confronto delle esperienze di vita. Palermo, forte dei suoi 30mila stranieri regolari presenti stabilmente in città provenienti da 128 Paesi diversi, oltre ai tantissimi che regolari non sono, diventa per sette giorni capitale dei migranti.
«Noi abbiamo conosciuto Dio in un profugo, anzi il primo profugo dell’era cristiana. Lo dice lui stesso: “Ero profugo, ero forestiero e mi avete accolto”. L’umanità intera sarà vagliata a partire da questo. Non devono prevalere né il pregiudizio, né la paura. Innalzare barriere è il tradimento di quello che è evidenza, ossia che il mondo è fatto per essere luogo di incontro» afferma l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, presentando assieme al sindaco Leoluca Orlando la “Settimana dei migranti” che è soprattutto una “Festa dei popoli”.
Dibattiti, incontri, mostre, teatro, musica e cibo costituiranno l’intenso programma dal 14 al 20 maggio, che si concluderà proprio nel giorno di Pentecoste con una giornata di festa all’aperto, sul prato del Foro Italico, con una mostra dei lavori dei licei artistici, un pranzo multietnico, giochi e performance dei vari Paesi. Un appuntamento voluto dall’Arcidiocesi, pensato da Caritas, Migrantes e Ufficio Missionario, e sostenuto da Comune, scuole, realtà di volontariato e associative e comunità di migranti, proprio nell’anno di Palermo Capitale italiana della cultura. Mentre altrove si realizzano muri e barriere di ogni tipo, Palermo crede che sia possibile attraversare percorsi di convivenza, facendo leva su un passato intessuto di contaminazioni e investendo su nuovi modelli di integrazione. «Approfondiremo i temi dei minori stranieri non accompagnati, della musica, della dimensione religiosa dell’uomo» sottolinea il vice direttore dell’ufficio Migrantes della diocesi, padre Sergio Natoli. Una mostra proverà ad aprire uno squarcio sui volti giovani dell’Italia multietnica, così come tenteranno di farlo la rappresentazione teatrale “Medea: l’isola delle lacrime” e il concerto dell’orchestra giovanile “Quattro canti” e della corale “Arcobaleno dei popoli”, esempi di un dialogo virtuoso tra ragazzi di origini culturali diverse.
Un “no grazie” all’ipotesi di costruzione di un hotspot alla periferia della città, paventato alcuni mesi fa, viene ribadito dal sindaco Orlando, che annuncia, invece, «l’avvio da settembre dell’applicazione del modello Sprar anche ai minori non accompagnati, per migliorare la qualità dell’accoglienza», e «il conferimento della cittadinanza onoraria a cento bambini i cui genitori non sono nati in Italia. Perché a Palermo non ci sono stranieri”. (A. Turrisi)