Torino – Ancora e sempre Siria, Iraq, Afghanistan, Nigeria e Pakistan: anche nel 2018 la geografia della fuga verso l’Europa non cambia. I cinque Paesi di provenienza più numerosi fra i richiedenti asilo raccolgono da soli ben un terzo di tutte le domande di protezione presentate nel territorio dell’“UE+” nello scorso marzo, come nei mesi precedenti.
Il totale mensile di marzo, pari a circa 48 mila persone, supera di poco la cifra di febbraio, ma è inferiore quasi del 30% rispetto al dato di un anno fa, marzo 2017 (l’EASO, fonte delle cifre, precisa che il dato di marzo 2018 ha ancora dei margini di provvisorietà, mancando i parziali nazionali di cinque Paesi).
Il primo bilancio trimestrale 2018, da gennaio a marzo, dà comunque un totale di circa 147 mila richiedenti asilo nei 30 Paesi dell’UE “allargata” (i 28 Stati membri più Svizzera e Norvegia). Rispetto al primo trimestre 2017 il dato è in calo di oltre il 20%. Una tendenza “comprensibile” in forza degli accordi di cooperazione e “contenimento” dell’UE e dell’Italia con Turchia e Libia.
Sempre meno comprensibile, invece, il calo continuo delle decisioni positive in rapporto alle domande di protezione esaminate. Lo scorso marzo nell’UE+ la loro percentuale è scesa al 30% (il dato comprende, in prima istanza, solo la concessione dello status di rifugiato e della protezione sussidiaria), due punti in meno rispetto a febbraio e ben 10 in meno rispetto al valore di tutto il 2017, pari al 40%.
Preoccupa, in particolare, la forte diminuzione in un solo mese delle decisioni positive ottenute dai siriani: tra febbraio e marzo il loro tasso di riconoscimento è passato dall’89% al 77%, «il più basso dal 2014».(viedifuga.org)