Roma – È dedicato all’ “Apertura del servizio civile ai rifugiati e ai richiedenti asilo” l’ultimo numero dei “Quaderni” della Fondazione Migrantes, l’organismo della Conferenza Episcopale Italiana per l’assistenza religiosa ai migranti, italiani e stranieri. La rivista, curata in questa edizione da Gianluca Corsini, riprende e amplia un saggio già pubblicato nel Rapporto Caritas Italiana e Fondazione Migrantes 2016 dal titolo “Giovani, stranieri e Servizio Civile”.
A partire dal 2013, anno di apertura di questa esperienza anche ai giovani non italiani, sono stati 3.089 i volontari stranieri avviati al servizio civile nazionale, a fronte di 10.449 domande complessivamente presentate. La ricerca Migrantes analizza in particolare il triennio 2014-2015-2016, evidenziando come “tra tutte le domande presentate dai cittadini stranieri per progetti svolti sul territorio nazionale, di carattere regionale o nazionale, quelli che hanno potuto effettivamente partecipare al bando sono stati 610 nel 2014, 2.583 nel 2015 e 3.247 nel 2016.
L’incremento delle domande appare molto accentuato e pari al 532% in soli tre anni di ammissione al Servizio Civile dei cittadini stranieri”. Questo aumento per Migrantes “evidenzia l’interesse dei giovani stranieri alla partecipazione al Servizio Civile pur condividendo il fatto che, al pari dei giovani italiani, non tutti i giovani stranieri abbiano espresso interesse per questo tipo di servizio al solo fine di partecipare al bene comune mettendo a disposizione della difesa della patria le loro motivazioni e attitudini. La partecipazione, in generale, e a questo servizio in particolare, è da considerarsi in questo specifico caso un primo, vero e deciso passo di integrazione”.
L’interesse dei giovani stranieri “può sembrare a primo impatto – si legge nella ricerca – esclusivamente legato al compenso mensile previsto, ma sicuramente non è l’unico, almeno non per la maggioranza dei ragazzi stranieri che hanno presentato domanda. Dal confronto dei dati appare evidente che l’incremento ha riguardato prevalentemente il Centro-Nord, ma anche il Sud, seppure con meno evidenza, è cresciuto con continuità”.
Inoltre “per quanto concerne l’andamento delle domande è utile anche sommare le percentuali tra i selezionati e gli idonei per notare che tra tutti i cittadini stranieri che hanno presentato domanda, circa il 70% è risultato idoneo allo svolgimento del servizio civile. I non idonei si mantengono costanti intorno al 30% circa ad eccezione del 2014, anno in cui la loro percentuale è minima rispetto alle domande totali pervenute”.
Nello studio della Migrantes si evidenzia non solo l’aumento delle domande da parte dei giovani stranieri, ma anche del numero di progetti dedicati agli immigrati e ai richiedenti asilo come destinatari, che nell’Ambito Assistenza nel “triennio 2014-2016 sono passati da 83 progetti che prevedevano l’impegno di 238 volontari a 310 progetti con 1.062 volontari impegnati”. “I progetti, previsti attraverso bandi a carattere nazionale e regionale – dettaglia lo studio -, sono distribuiti sul territorio nazionale non in modo uniforme. In alcune regioni quali Campania, Calabria, Lombardia, Emilia Romagna, Lazio, Toscana, Sicilia e Veneto, sia il numero dei progetti che quello dei volontari occupati, sono stati considerevolmente superiori rispetto alle altre regioni. In particolare la Campania è passata da 11 a 78 progetti nel 2015 per poi diminuire drasticamente a 49 progetti. Campania, Puglia, Sicilia e Toscana vedono un calo, spesso sostanziale dei progetti dal 2015 al 2016”.
“L’accoglienza non è né un costo e né un beneficio. L’accoglienza è un sentimento che vive di passione e di amore per il prossimo”, scrive Migrantes nella conclusioni di questa ricerca. “Se consideriamo i 3 miliardi dati alla Turchia per fermare i migranti – spiega – , se questi fossero stati utilizzati in Europa per accogliere, di questi, il 60% almeno sarebbe ricaduto nel territorio europeo. Considerando che i costi del personale rappresentano il 34,9% dei costi di accoglienza, praticamente circa 1 miliardo di euro sarebbe andato per le spese del personale. Considerando poi uno stipendio medio di 6000 euro al mese la ricaduta sarebbe stata la creazione di almeno 5000 posti di lavoro, senza considerarne gli effetti induttivi nell’economia. Allo stesso modo, se gli stessi fondi fossero stati utilizzati per progetti di Servizio Civile, le ricadute economiche e sociali sarebbero state ingenti, forse anche utili ad una uscita anticipata dalla crisi economica”. “I benefici dell’accoglienza, rispetto alla costruzione di muri sono evidenti. Molto più evidenti se si considera l’accoglienza attraverso progetti come quelli di Servizio Civile, che fanno camminare insieme, formano e fanno crescere nella solidarietà ed inclusione due mondi, il mondo che ospita e quello che viene ospitato”, conclude la ricerca. (FSp – Redattore Sociale)