Milano – C’è poco da festeggiare sul calo degli arrivi. Lo evidenziava due giorni fa il Centro Astalli, presentando il suo ultimo Rapporto sui rifugiati in Italia, e lo ripete anche l’ACNUR, l’Alto commissariato delle nazioni unite per i rifugiati, nel suo rapporto “Viaggi disperati”. Dati alla mano, si arriva di meno ma si muore di più. Gli arrivi via mare dalla Libia, dallo scorso mese di luglio, sono drasticamente diminuiti. Una tendenza che è continuata anche nei primi tre mesi del 2018, con un calo del 74% rispetto all’anno scorso. Ma non è stato altrettanto per il numero dei morti. “Il viaggio verso l’Italia si è dimostrato sempre più pericoloso – sostiene ACNUR – nei primi tre mesi del 2018 il tasso di mortalità tra coloro che partono dalla Libia è salito a 1 decesso ogni 14 persone, rispetto a 1 decesso ogni 29 persone nello stesso periodo del 2017”.
Dal primo gennaio al 9 aprile, a fronte di 16.089 persone che hanno attraversato il Mediterraneo per raggiungere l’Europa, ben 521 non ce l’hanno fatta. Nello stesso periodo di un anno fa, con 37.235 arrivi si registrarono 809 morti (fonte missingmigrants.iom.int).
Negli ultimi mesi, sottolinea il rapporto dell’agenzia Onu, si è inoltre registrato un deterioramento molto preoccupante della salute dei nuovi arrivati dalla Libia. “Un numero crescente di persone infatti sbarca in precarie condizioni di salute, mostrando segni di estrema debolezza e magrezza”.“Per rifugiati e migranti viaggiare verso l’Europa e al suo interno continua a essere molto pericoloso” aggiunge Pascale Moreau, direttrice dell’Ufficio per l’Europa di ACNUR. Si stima che oltre 3.100 persone abbiano perso la vita in mare l’anno scorso lungo le rotte verso l’Europa, rispetto alle 5.100 del 2016. Altre 521 sono morte o risultano disperse dall’inizio del 2018. Oltre ai decessi in mare, nel 2017 ci sono state almeno altre 75 persone lungo le rotte terrestri che hanno perso la vita alle frontiere esterne dell’Europa o durante il viaggio in Europa, insieme a continue e preoccupanti segnalazioni di respingimenti. Dal primo gennaio di quest’anno, i decessi via terra registrati in Italia sono 5: si tratta di migranti morti nel tentativo di passare le frontiere, lungo le linee ferroviarie di Ventimiglia, al confine col Canton Ticino e al Brennero. O nascosti sotto un tir. “L’accesso al territorio e a procedure di asilo rapide, eque ed efficienti per chi cerca protezione internazionale sono fondamentali. Gestire le frontiere e garantire protezione ai rifugiati in conformità agli obblighi internazionali degli Stati non si escludono a vicenda né sono incompatibili» dichiara Moreau. Il rapporto dell’UNHCR sottolinea anche gli abusi e le estorsioni subite da rifugiati e migranti per mano di trafficanti, contrabbandieri o gruppi armati lungo varie rotte verso l’Europa. Le donne, soprattutto quelle che viaggiano da sole, e i minori non accompagnati rimangono particolarmente esposti al rischio di violenza sessuale e di genere lungo le rotte verso l’Europa e in alcune località all’interno dell’Europa. Mentre il numero complessivo di traversate del Mediterraneo è rimasto molto al di sotto dei livelli del 2016, il rapporto UNHCR rileva anche un aumento degli arrivi in Spagna e in Grecia nell’ultima parte del 2017. Lo scorso anno, la Spagna ha registrato un aumento del 101% rispetto al 2016, con 28.000 nuovi arrivi. I primi mesi del 2018 mostrano una tendenza simile, con un incremento degli arrivi del 13% rispetto allo scorso anno. Anche in Grecia si è registrato un aumento del 33% tra maggio e dicembre del 2017. (Daniela Fassini)