Strasburgo – Il “passaporto europeo di qualificazione per i rifugiati” è il nuovo strumento che oggi il Consiglio d’Europa lancia, dopo la fase pilota condotta nel 2017. Sarà un documento – spiega oggi l’agenzia Sir – a disposizione dei rifugiati per certificare le loro qualifiche accademiche e le esperienze professionali sulla base degli attestati disponibili o, in mancanza di essi, di un colloquio. L’obiettivo è facilitare l’integrazione dei rifugiati nel mercato del lavoro o il proseguimento di studi superiori. Dopo la fase sperimentale, oggi comincia la fase di “capacity building” di coloro che attraverso una ben precisa metodologia dovranno valutare il livello d’istruzione dei rifugiati, esperienze lavorative e competenze linguistiche in assenza di documentazione completa. Il formato è pensato per essere usato anche al di fuori del Paese ospitante: se i rifugiati si trasferiscono in un altro Paese in Europa, le loro qualifiche non dovranno essere nuovamente certificate. Coinvolte in quest’iniziativa sono l’UNHCR, Grecia, Italia, Norvegia e Regno Unito, attive nella prima fase, a cui si aggiungono ora altri Paesi (Armenia, Canada, Francia, Germania e Paesi Bassi).