Nazioni Unite: prima bozza del Global Compact per le migrazioni

New York – La prima bozza del Global Compact per le migrazioni  (GCM), il documento delle Nazioni Unite per la regolazione a livello internazionale delle migrazioni è stata presentata, lo scorso 5 febbraio in un incontro informale e riservato presieduto da H.E. Jürg Lauber, rappresentante permanente della Svizzera, e da H.E. Juan José Gómez Camacho, rappresentante permanente del Messico, che sono stati, riferisce oggi il Sir in una corrispondenza da New York,  tra i facilitatori della conferenza intergovernativa di Puerto Vallarta, dove sono stati raccolti tutti gli interventi e i suggerimenti degli Stati membri.

Il documento suddiviso in quattro sezioni presenta un preambolo, dove sono esplicitate le comuni sfide e responsabilità dei 193 Paesi aderenti al Patto. Seguono 10 principi guida che costituiscono le fondamenta del progetto e una terza sezione che spiega la struttura cooperativa del piano e i 22 obiettivi, declinati in impegni attuabili dagli Stati, secondo quanto previsto dalla Dichiarazione di New York del settembre 2017. Il documento termina con gli strumenti d’implementazione del patto e i meccanismi di revisione e verifica. Ora si apre la fase dei negoziati governativi che proseguirà fino a luglio 2018, mentre in settembre è programmata l’approvazione definitiva del trattato. La bozza zero è stata accolta favorevolmente dalla missione permanente della Santa Sede presso l’Onu. Il nunzio apostolico monsignor Bernardito Auza ha dichiarato che il processo avrà successo se sarà improntato sulle virtù della “prudenza” e della “generosità” e non “sulla competizione tra il diritto degli Stati a controllare i propri confini e la responsabilità di rispettare e proteggere i diritti umani”. Ha poi ricordato, riferisce ancora l’agenzia, che “l’integrazione è un processo a doppio senso, che implica diritti e doveri reciproci tra coloro che accolgono e sono chiamati a promuovere lo sviluppo umano integrale di coloro che sono accolti; e questi ultimi, a loro volta, devono conformarsi alle leggi del Paese che li ospita”. L’auspicio di Papa Francesco, precisa il nunzio, è che questo processo conduca a risultati in grado di rispondere alle sfide di “una comunità mondiale sempre più interdipendente e con un maggiore bisogno di solidarietà e assistenza reciproca”.