Modena – “Ascoltando l’omelia che papa Francesco ha pronunciato pochi giorni fa, domenica 14 gennaio, in occasione della 104° Giornata Mondiale del migrante e del rifugiato, mi è venuto in mente un episodio capitato al doposcuola parrocchiale alcuni anni fa. La scena riguarda un bimbo di dieci anni, figlio di genitori tunisini, che insieme ad altri bambini – figli di famiglie italiane o provenienti dall’estero – frequentava il doposcuola parrocchiale. Era nato nel nostro paese e parlava perfettamente l’italiano. Quel pomeriggio era piuttosto confuso, perché la maestra che il giorno prima aveva assegnato un’esercitazione in classe dal titolo ‘Descrivi il tuo paese’, aveva riportato il compito corretto dicendogli che era andato fuori tema, poiché aveva parlato dell’Italia, mentre avrebbe dovuto parlare del ‘suo paese’. Quel bimbo chiese dunque all’insegnante del doposcuola: “ma qual è il mio paese?’”.
Inizia così la Lettera alla città 2018 dell’arcivescovo di Modena-Nonantola, mons. Erio Castellucci, pubblicata in occasione della solennità di San Geminiano. Un invito a passare dall’emergenza alle scelte quotidiane. Nel prossimo anno la Chiesa di Modena continuerà la riflessione pastorale sul tema anche attraverso i contributi che arriveranno dai cittadini come lo stesso presule chiede nella lettera annunciando il desiderio di dedicare la prossima Lettera pastorale al tema della comunità “inclusiva” e multietnica. Per queste chiede osservazioni, idee, esperienze e disponibilità “a costruire insieme un’accoglienza non semplicemente emergenziale ma veramente strutturale e strutturata”.
Per il presule modenese il primo passo per “traghettare la paura verso l’incontro è il contrasto alla disinformazione. “Senza informarsi sulla realtà – scrive – prevalgono i pregiudizi e le paure”. “La percezione è distorta rispetto alla realtà; alcuni parlano così di ‘allarme’, di ‘invasione’, e magari di ‘invasione musulmana’ – aggiunge riferendosi al fenomeno migratorio -. Non sono i numeri, ma i volti, che aiutano a vincere paure e pregiudizi”. Dopo aver ricordato che “il timore, lo spaesamento, può riguardare sia i cittadini italiani sia i migranti”, il presule ricorda gli appelli di Papa Francesco e il suo “sguardo realistico” sul fenomeno migratorio ma anche la via da seguire per superare la paura dello straniero. “A volte purtroppo è la paura, alimentata ad arte, a prendere il sopravvento. La paura segnala un problema, ma non riesce a trovare la soluzione”.
Mons. Castellucci chiede “interventi legislativi adeguati e prassi più snelle e meno burocratizzate, per rendere più agevole l’ottenimento dei permessi di soggiorno e le verifiche per la concessione dello status di rifugiato”.
Nella lettera mons. Castellucci fornisce anche qualche numero per spiegare il fenomeno nel nostro Paese: la popolazione italiana residente è formata da poco meno di 61 milioni di persone, dei quali circa 5 milioni di origine straniera; tra di loro un milione e mezzo sono di religione musulmana e circa un milione e 600.000 cristiani, per lo più di confessione ortodossa. Complessivamente quindi i migranti presenti nel nostro paese sono l’8,3% della popolazione e i musulmani sono il 2,5%. Quanto agli “sbarchi”: negli ultimi quattro anni sono giunti in Italia via mare circa 625.000 migranti: 170.000 nel 2014, 154.000 nel 2015, 181.000 nel 2016 e 120.000 lo scorso anno.
Altri numeri possono aiutare a capire “qual è il mio paese”: I lavoratori stranieri in Italia, “i quali spesso svolgono mansioni che non attirano gli italiani, producono un saldo annuo positivo per le casse dell’INPS di circa 5 miliardi di Euro all’anno, tali da mantenere oggi più di 600.000 pensionati. Gli studenti stranieri in Italia sono 814.000; senza di loro quasi tremila scuole sarebbero chiuse e migliaia di docenti non avrebbero lavoro. Alla fine del 2016 erano 571.000 in Italia le aziende condotte da lavoratori immigrati, il 9,4 % di tutte le aziende italiane; e queste aziende danno lavoro anche a molti italiani, specialmente nei settori del commercio, dell’artigianato, dell’edilizia e della ristorazione. Venendo alla provincia di Modena, su una popolazione 701.000 cittadini risultano presenti nel territorio poco più di 90.000 residenti stranieri, cioè quasi il 13%.”. “Si potrebbe continuare con le cifre, ma sono sufficienti questi accenni per dare un’idea precisa del fenomeno. Non c’è motivo di parlare di invasione, né tantomeno di invasione islamica. Ciò non significa affatto – scrive – sottovalutare i lati problematici, gli eventuali contraccolpi psicologici negativi e alcuni comportamenti deviati, che vanno bloccati e puniti da qualunque parte vengano e che sono ovviamente favoriti da situazioni di instabilità, mancato impiego, precarietà abitativa e indisponibilità economica. Purtroppo la carenza di normative adeguate crea dei vuoti legislativi, per cui i migranti e i rifugiati, in alcune fasi della loro permanenza, non sono tutelati adeguatamente nemmeno per l’assunzione di un lavoro temporaneo e si trovano spesso in condizioni di ozio forzato, che nuoce a loro e ai cittadini italiani e favorisce condotte illegali, talvolta dentro a reti di malavita e sfruttamento gestite da organizzazioni senza scrupoli”. Viene spesso riferito un dato che fa pensare: “sulle circa 57.000 persone detenute in Italia, un terzo sono di origine straniera; e spesso questo fatto provoca considerazioni xenofobe. Ma per interpretarlo bene, occorre sapere – senza diminuirne la portata – che il 90% dei cittadini italiani incriminati o condannati ha la possibilità di ottenere misure alternative alla detenzione, cosa che è possibile solo al 10% degli stranieri incriminati o condannati. Anche in considerazione di questi delicati fenomeni, dovremmo tutti concorrere ad invocare e provocare interventi legislativi adeguati e prassi più snelle e meno burocratizzate, per rendere più agevole l’ottenimento dei permessi di soggiorno e le verifiche per la concessione dello status di rifugiato”. (R.I)
Per il presule modenese il primo passo per “traghettare la paura verso l’incontro è il contrasto alla disinformazione. “Senza informarsi sulla realtà – scrive – prevalgono i pregiudizi e le paure”. “La percezione è distorta rispetto alla realtà; alcuni parlano così di ‘allarme’, di ‘invasione’, e magari di ‘invasione musulmana’ – aggiunge riferendosi al fenomeno migratorio -. Non sono i numeri, ma i volti, che aiutano a vincere paure e pregiudizi”. Dopo aver ricordato che “il timore, lo spaesamento, può riguardare sia i cittadini italiani sia i migranti”, il presule ricorda gli appelli di Papa Francesco e il suo “sguardo realistico” sul fenomeno migratorio ma anche la via da seguire per superare la paura dello straniero. “A volte purtroppo è la paura, alimentata ad arte, a prendere il sopravvento. La paura segnala un problema, ma non riesce a trovare la soluzione”.
Mons. Castellucci chiede “interventi legislativi adeguati e prassi più snelle e meno burocratizzate, per rendere più agevole l’ottenimento dei permessi di soggiorno e le verifiche per la concessione dello status di rifugiato”.
Nella lettera mons. Castellucci fornisce anche qualche numero per spiegare il fenomeno nel nostro Paese: la popolazione italiana residente è formata da poco meno di 61 milioni di persone, dei quali circa 5 milioni di origine straniera; tra di loro un milione e mezzo sono di religione musulmana e circa un milione e 600.000 cristiani, per lo più di confessione ortodossa. Complessivamente quindi i migranti presenti nel nostro paese sono l’8,3% della popolazione e i musulmani sono il 2,5%. Quanto agli “sbarchi”: negli ultimi quattro anni sono giunti in Italia via mare circa 625.000 migranti: 170.000 nel 2014, 154.000 nel 2015, 181.000 nel 2016 e 120.000 lo scorso anno.
Altri numeri possono aiutare a capire “qual è il mio paese”: I lavoratori stranieri in Italia, “i quali spesso svolgono mansioni che non attirano gli italiani, producono un saldo annuo positivo per le casse dell’INPS di circa 5 miliardi di Euro all’anno, tali da mantenere oggi più di 600.000 pensionati. Gli studenti stranieri in Italia sono 814.000; senza di loro quasi tremila scuole sarebbero chiuse e migliaia di docenti non avrebbero lavoro. Alla fine del 2016 erano 571.000 in Italia le aziende condotte da lavoratori immigrati, il 9,4 % di tutte le aziende italiane; e queste aziende danno lavoro anche a molti italiani, specialmente nei settori del commercio, dell’artigianato, dell’edilizia e della ristorazione. Venendo alla provincia di Modena, su una popolazione 701.000 cittadini risultano presenti nel territorio poco più di 90.000 residenti stranieri, cioè quasi il 13%.”. “Si potrebbe continuare con le cifre, ma sono sufficienti questi accenni per dare un’idea precisa del fenomeno. Non c’è motivo di parlare di invasione, né tantomeno di invasione islamica. Ciò non significa affatto – scrive – sottovalutare i lati problematici, gli eventuali contraccolpi psicologici negativi e alcuni comportamenti deviati, che vanno bloccati e puniti da qualunque parte vengano e che sono ovviamente favoriti da situazioni di instabilità, mancato impiego, precarietà abitativa e indisponibilità economica. Purtroppo la carenza di normative adeguate crea dei vuoti legislativi, per cui i migranti e i rifugiati, in alcune fasi della loro permanenza, non sono tutelati adeguatamente nemmeno per l’assunzione di un lavoro temporaneo e si trovano spesso in condizioni di ozio forzato, che nuoce a loro e ai cittadini italiani e favorisce condotte illegali, talvolta dentro a reti di malavita e sfruttamento gestite da organizzazioni senza scrupoli”. Viene spesso riferito un dato che fa pensare: “sulle circa 57.000 persone detenute in Italia, un terzo sono di origine straniera; e spesso questo fatto provoca considerazioni xenofobe. Ma per interpretarlo bene, occorre sapere – senza diminuirne la portata – che il 90% dei cittadini italiani incriminati o condannati ha la possibilità di ottenere misure alternative alla detenzione, cosa che è possibile solo al 10% degli stranieri incriminati o condannati. Anche in considerazione di questi delicati fenomeni, dovremmo tutti concorrere ad invocare e provocare interventi legislativi adeguati e prassi più snelle e meno burocratizzate, per rendere più agevole l’ottenimento dei permessi di soggiorno e le verifiche per la concessione dello status di rifugiato”. (R.I)