Roma – Migliaia i fedeli che oggi pomeriggio hanno assistito alla visita di Papa Francesco nella basilica di Santa Sofia a Roma, sede delle comunità greco-cattolica in Italia. Terza volta che un Papa visita la Basilica minore di Santa Sofia: il primo fu Paolo VI che la consacrò nel 1969. Poi fu la volta di Giovanni Paolo II nel 1984. Il terzo, oggi, Papa Francesco accolto dall’arcivescovo maggiore di Kiev-Halyc degli ucraini, mons. Sviatoslav Shevhuck che nel suo saluto al pontefice ha voluto ringraziarlo a nome di tutta la comunità ucraina residente in Italia, in Ucraina e in tutto il mondo.
L’arcivescovo ucraino ha ricordato anche la presenza degli ucraini in Italia che secondo le statistiche sono 200 mila, un terzo dei quali al di sotto di 30 anni. “I nostri fedeli – ha spiegato mons. Sviatoslav Shevhuck – risiedono in 145 comunità sparse in tutto il Paese dove ogni domenica raccolgono per la Divina Liturgia circa 17 mila persone. In occasione delle feste principali questa cifra supera 70 mila persone”. 65 i sacerdoti a loro servizio nelle varie diocesi italiane coordinati da un coordinatore nazionale Migrantes nominato dalla Cei e di un visitatore apostolico nominato dal Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina. “Ad oggi però – ha detto – non tutti gli immigrati Ucraini sono raggiunti dalla “nostra cura pastorale”. Parlando poi della comunità presente a Roma ha detto che è composta principalmente da donne, mamme e nonne che lavorano presso famiglie italiane come badanti di persone malate o anziane: “ma ci sono anche numerose famiglie giovani con bambini che si sono ormai stabilite in Italia o sono in via di stabilizzazione, e famiglie venute dall’Ucraina per curare i loro bambini malati. Ci sono inoltre molti giovani che lavorano e studiano presso vari atenei di Roma. Queste persone soffrono spesso di solitudine, essendo lontane dalle proprie famiglie e affetti, e alcune di loro sono vittime di sfruttamento e maltrattamenti sul luogo di lavoro. Non è inusuale che siano private dai loro datori di lavoro del diritto di riposare la domenica impedendogli di partecipare alla vita liturgica e sociale, di soddisfare quindi i propri bisogni spirituali”.
Nella comunità sono presenti alcune associazioni che garantiscono “un’importante attività di servizio sociale e di aiuti umanitari destinati alla soddisfazione dei bisogni degli immigrati presenti in Italia (si fanno anche collette per provvedere alle cure necessarie dei bambini), e per alleviare le sofferenze delle vittime di guerra in Ucraina”.
La presenza di Papa Francesco oggi rappresenta una “bellissima notizia. Il nostro popolo La considera – ha detto mons. Shevhuck – un autentico messaggero e un costruttore di pace, la pace autentica e giusta, tanto desiderata nel nostro paese, che da quattro anni subisce il flagello costante della aggressione russa che sta provocando in Europa una delle crisi umanitarie più gravi registratesi dalla fine della seconda guerra mondiale. Questa vera e propria guerra ha finora provocato centinaia di migliaia di morti e feriti e costretto milioni di persone ad emigrare dalle loro terre. Si tratta di una guerra dimenticata dalla società internazionale che, tuttavia, ogni giorno provoca nuovi lutti: causati dagli scontri armati, dal freddo e dalla fame, da una crudele indifferenza da parte dei potenti di questo mondo”. (Raffaele Iaria)