Milano – Da ospite della Casa della carità a cuoco della mensa. È la storia di Sefir, tunisino accolto nella struttura fondata da don Virginio Colmegna all’estrema periferia nord di Milano, un’intuizione voluta dal cardinal Martini come suo lascito alla città. «Vai alla Casa della carità, loro ti daranno una mano». Sefir ci è arrivato seguendo le parole di un volontario di un centro d’ascolto parrocchiale. In un momento di difficoltà aveva bisogno di qualcuno che lo seguisse passo dopo passo, che lo aiutasse con i documenti e nella ricerca di un lavoro. Oggi Sefir lavora come cuoco per la cooperativa che gestisce la mensa della Casa.
«All’inizio facevo fatica, era tutto nuovo – racconta tra pentole e fornelli –. Poi ho fatto amicizia con Peppe, responsabile della tutela legale. Ho capito che qui c’erano persone pronte ad aiutarmi senza giudicarmi». La svolta arriva con una proposta: «Mi hanno chiesto di dare una mano nel bar che la Casa aveva in gestione all’Idroscalo. Ero volontario, poi il responsabile si è incuriosito e mi ha proposto un’assunzione nella cucina della Casa della carità. Dalla cuoca ho imparato i segreti delle ricette italiane». Il contratto con la cooperativa Camst, oltre a garantire il rinnovo del permesso di soggiorno, ha reso possibile affittare un monolocale e di lasciare il suo posto ad altri in difficoltà. Tra poco sarà il 25 dicembre, anche in questo la Casa della carità prosegue l’intuizione di Martini: «C’è attenzione per tutte le feste religiose. Per me, che sono musulmano, è bellissimo a Natale vedere che qui siamo tutti uniti». (S.Pasta)