Mons. Perego: “con lo Ius culturae democrazia più solida”

Mantova – «Non una svendita di diritti, bensì l’occasione per dare un futuro al nostro Paese a partire dai tanti ragazzi che vivono e studiano da anni qui, ma che non sono ancora considerati parte attiva della società». Monsignor Giancarlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, è intervenuto a Mantova, lunedì, in un incontro di riflessione sul disegno di legge che estende la cittadinanza agli stranieri, residenti in Italia, che hanno frequentato un percorso di istruzione o formazione. La serata, organizzata in Seminario, è stata promossa da varie realtà diocesane: Caritas, Pastorale sociale e del lavoro, Fondazione Migrantes.

Ad oggi gli immigrati in Italia sono 5 milioni. Tra questi 2,4 milioni di lavoratori, 1,8 milioni di famiglie e circa 800mila ragazzi che frequentano le nostre scuole. È soprattutto a loro che si rivolge lo Ius culturae, elemento chiave del testo approvato alla Camera nell’ottobre del 2015 e ancora fermo, in attesa di essere discusso, al Senato. «La proposta di legge – ha detto monsignor Perego – può dare a questi giovani un futuro diverso, non fondato sull’incertezza ma sull’inclusione. È necessario riconoscerli come un valore e dare loro la possibilità di essere davvero cittadini, protagonisti di una società che vuole accoglierli». A frenare il percorso della norma è stato il clima di paura e allarmismo che si è diffuso negli ultimi due anni. In base ad alcuni sondaggi, gli italiani favorevoli alla legge erano all’epoca il 75%: ora sono meno del 40%. «La battaglia per questa legge – ha aggiunto l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio – è una lotta culturale contro la paura del diverso. Sembra che abbiamo il timore di riconoscere l’altro come un valore aggiunto, eppure queste persone sono un perno delle nostre comunità, perché studiano, lavorano e hanno relazioni sociali. Offrono, cioè, un contributo diretto e tangibile alla società». L’approvazione del disegno di legge va quindi letta in un’ottica più ampia. «Abbiamo l’opportunità di innescare un cambiamento culturale – ha sottolineato il presule – basato su principi come partecipazione, accoglienza e cittadinanza attiva. In altre parole, è un’occasione per costruire una democrazia più forte e solida, da trasmettere alle generazioni future».

Al termine del suo intervento, l’arcivescovo ha auspicato l’impegno della classe politica ad approvare il testo entro la fine della legislatura. Un appello rivolto, in particolare, ai parlamentari di orientamento cattolico: «I cattolici in politica devono portare argomentazioni fondate sulla ragione, che assieme alla fede diventa una miscela capace di ricostruire la società. Il futuro non lo costruiamo da soli, ma nasce dall’incontro con l’altro». (R.Dalla Bella)