Lione – Dal 13 al 15 ottobre si è svolto a Lione-Valpré il convegno delle Missioni Cattoliche Italiane di Francia. Tema del convegno: “Accompagnamento pastorale oggi delle comunità italiane di Francia”. Hanno partecipato oltre 30 persone: tra queste il vescovo emerito di Trento, Mons. Luigi Bressan, delegato della Migrantes del Triveneto, sacerdoti a servizio delle comunità italiane e diversi laici referenti e impegnati nella pastorale delle missioni cattoliche italiane.
L’incontro é iniziato con una celebrazione eucaristica nel santuario Notre Dame de Fourvière, che sovrasta Lione, con la partecipazione di rappresentanti delle comunità italiane presenti nei diversi dipartimenti della regione che ogni anno compiono questo pellegrinaggio al santuario dove é anche venerata la Madonna di Loreto.
L’incontro tenutosi dopo parecchi anni dal precedente, aveva lo scopo di approfondire quale accompagnamento é più aderente alla realtà sociale e ecclesiale delle comunità italiane stabilite in Francia da lungo tempo, (la missione italiana di Hayange é stata aperta nel 1898), e dei nuovi arrivati: nel 2016 sono stati 10.728 e nel 2017 sono 11.108.
Al convegno è stato sottolineato che una apertura a un modello di pastorale diversa, a un confronto é un arricchimento personale per il sacerdote e per la diocesi di provenienza. Dice papa Francesco “Uscire da se stessi per unirsi agli altri fa bene. Chiudersi in se stessi significa assaggiare l’amaro veleno dell’immanenza” (Esortazione apostolica sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale, di Papa Francesco; EG,87). Da molti anni non ci sono arrivi di sacerdoti e molte missioni sono state chiuse; attualmente alcune diocesi francesi sono aperte all’accoglienza di sacerdoti per uno scambio che arricchisce reciprocamente e diventa segno di comunione tra chiese.
Si constata che molti giovani studenti si spostano in diversi paesi per studi con il progetto Erasmus, perché non si potrebbe dar vita anche a un Erasmus ecclesiale?
Il progetto pastorale delle missioni italiane di Francia considera essenziale che il sacerdote italiano che arriva sia inserito in un settore pastorale della chiesa locale, partecipi con gli altri sacerdoti alle attività pur avendo anche una attenzione alle comunità italiane.
L’Istruzione Erga Migrantes Caritas Christi del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti ed Itineranti (2004) vede il cappellano/missionario di emigrazione come cooperatore e accentua l’integrazione nella Chiesa locale, sottolineando la diocesanità del sacerdote durante il suo servizio pastorale; questo evita il rischio di un parallelismo e invita a praticare una convivialità delle differenze.
Diventa allora importante per i sacerdoti e i laici una presenza e un cammino con il Service Diocesaine de la Pastorale des Migrants per allargare l’orizzonte ad altre realtà migratorie, ai nuovi arrivati e assieme programmare attività, prese di posizione e giornate di sensibilizzazione come la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, la Fête des Peuples …“La Chiesa “in uscita” é una Chiesa con le porte aperte” (EG, 46).
La nutrita presenza dei laici al convegno é un segno forte del loro ruolo nelle comunità italiane particolarmente dove non c’é più il sacerdote italiano oppure esiste un accompagnamento fatto da un sacerdote diocesano. In queste realtà diventa essenziale la costituzione di un Consiglio di Missione, di gruppi di riflessione che si lasciano guidare prima di tutto dalla Parola di Dio; “Tutta l’evangelizzazione é fondata sulla Parola ascoltata, meditata, vissuta, celebrata e testimoniata …Pertanto bisogna formarsi continuamente all’ascolto della Parola” (EG,174). La presenza e la continuità di questi consigli richiede un accompagnamento e una formazione che puo’ essere promossa dalla diocesi o da servizi predisposti a questo compito. “La formazione dei laici rappresenta un’importante sfida pastorale” (EG, 102).
Si é notato che molti laici sono anche presenti nelle realtà parrocchiali di residenza, la catechesi, la corale, i gruppi di preghiera, i servizi manuali, i movimenti, negli orari di accoglienza, nel segretariato …
Presenza attiva anche nelle forme di religiosità popolare: pellegrinaggi, festa del patrono, tavola di san Giuseppe, nella “ferialità”: matrimoni, funerali, anniversari …. e nella variegata presenza di associazioni italiane, nei gemellaggi con paesi e città italiane.
Ci si é chiesti quale specificità come italiani possiamo apportare oggi alla società e alla chiesa costruendo su quello che già é stato scritto e conciliando i giovani con la storia migratoria
Al convegno nei tempi di condivisione e di discussione sono emerse alcune parole che focalizzano la realtà delle missioni italiane di Francia: sguardo, oggi, apertura, ponti, specificità, qualità di presenza, stile pastorale, compito di tutti, formazione, Chiesa che cammina, realtà migratorie, paternalismo, amarcord, secolarizzazione, parrocchia ….
Termino con una prospettiva che ci provoca presa da un articolo di Paolo Bustaffa, Rapporto Italiani nel Mondo 2016, pg.186: “C’è un realismo ecclesiale che oggi porta ad affermare che le Missioni Cattoliche Italiane tra pochi anni verranno meno. A dire il vero questo sta già accadendo nella consapevolezza che la questione centrale per le Missioni Cattoliche Italiane non é la difesa della propria autonomia che può condurre alla sepoltura, ma la promozione di una specificità in grado di condurre alla corresponsabilità e all’impegno condiviso per il bene comune.
La domanda di fondo non é più oramai relativa a quale pastorale e quale Missione, ma verso quale Chiesa ci si sta incamminando in Europa”. (don Ferruccio Sant, delegato MCI di Francia)