In tutti i migranti “dimorano” i territori da cui sono partiti così come ogni territorio è segnato da chi è partito come in un gioco di spaesamenti e ritrovamenti di sé. Quel che conta è riconoscere gli “spaesamenti” e superarli, ritrovarsi arricchiti di nuovi elementi e fare di questa ricchezza il motore di un nuovo modo di stare nel mondo. Il territorio d’origine scrive una storia indelebile su ogni suo abitante e quando questi diventa migrante egli lo porterà sempre con sé, in qualsiasi parte del mondo si trovi, anche in maniera inconsapevole: il luogo di partenza del migrante “abita” in lui.
Il migrante – spiega il Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes che questa mattina è stato presentato a Roma – è il miglior ambasciatore del territorio da cui è partito. La presenza italiana è presenza regionale e la regionalizzazione, se dovutamente considerata, diventa incentivo non solo di conoscenza e valorizzazione dell’Italia, ma anche motore di sviluppo e crescita economica e culturale.
Occorre pertanto che le politiche attuate – contestualmente sul piano regionale e nazionale – non siano solo di sostegno, ma di sviluppo, di attenzione cioè alla promozione delle varie opportunità di investimento presenti in ciascun territorio ed è necessario che tali opportunità siano prima riconosciute per poi essere valorizzate.
L’attenzione deve riguardare anche le risorse umane presenti e le ricchezze professionali che sono diverse in ogni contesto, proprio perché differenti sono le caratteristiche e le competenze di ogni realtà regionale.