Roma – Papa Francesco dedica una Lettera al ricordo di santa Francesca Cabrini, pura padana, lombarda al 100% ma nientemeno che protettrice degli immigrati anche da noi. «Le grandi migrazioni odierne – sottolinea Bergoglio nella missiva indirizzata all’Assemblea generale delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù, più note come Cabriniane, nel centenario della morte della fondatrice – necessitano di un accompagnamento pieno di amore e intelligenza come quello che caratterizza il carisma cabriniano». Eccola: Francesca Saverio Cabrini, di Sant’Angelo Lodigiano, nata nel 1850, ultima di tredici figli di un piccolo agricoltore, Agostino, che tutti chiamavano “il cristianone”, per caso parente di un altro Agostino, De Pretis, che poi fu il primo presidente del Consiglio della sinistra più anticlericale del secolo. La ragazza viene su vivace e intelligente. Studia sodo. A 18 anni è maestra e vorrebbe andare in missione. Le tocca attendere nove anni. A 27 si fa suora, e per mettere su una scuola per i poveri chiede aiuto al parente anticlericale, De Pretis, e lo trova. Con altre ragazze fonda le Missionarie del Sacro Cuore, ma si rende conto quasi subito che l’Italia le sta stretta. Che cosa fare? Va dal Papa, il vecchio Leone XIII, chiedendogli il permesso di andare nelle missioni. A Roma incontra il vescovo di Piacenza, Giovanni Battista Scalabrini, che dopo averla conosciuta le propone di occuparsi degli emigranti. Allora centinaia di migliaia di italiani solcavano l’Atlantico in cerca di fortuna. È il passo decisivo: non più le missioni tra “lontani da cristianizzare”, ma quelle tra i cristiani “allontanati” da assistere in terre lontane e spesso inospitali, gli emigranti: allora i nostri.
«Gli odierni spostamenti epocali di popolazioni, con le tensioni che inevitabilmente si generano – scrive il Papa –, fanno di madre Cabrini una figura singolarmente attuale. In particolare, la santa unisce l’attenzione alle situazioni di maggiore povertà e fragilità, come gli orfani e i minatori, a una lucida sensibilità culturale, che si impegna a conservare e ravvivare nei migranti la tradizione cristiana recepita nei Paesi d’origine, una religiosità spesso impregnata di un’autentica mistica popolare, offrendo d’altra parte le strade per integrarsi pienamente nella cultura dei Paesi di arrivo». E Francesco aggiunge: «La vitalità umana e cristiana dei migranti diventa così un dono per le Chiese e i popoli che accolgono».
Il primo viaggio della santa verso l’America è da Le Havre, il 23 marzo 1889, e già il 21 aprile a Little Italy di New York apre una scuola gratuita per i figli degli italiani. Comincia una catena senza fine: 1891, Nicaragua, 1892, New Orleans, poi Argentina, Brasile, Australia, scuole, ospedali, orfanotrofi, dispensari. Il Papa parla di un «sorprendente numero» di opere e sottolinea l’«unione totale e amorosa» della madre «con il Cuore di Cristo, la cui misericordia supera ogni confine» e che la spinge verso «quelle che oggi chiameremmo le periferie della storia: ad esempio, un anno dopo un crudele linciaggio di italiani, accusati di aver ucciso il capo della polizia di New Orleans, in Louisiana, madre Cabrini aprì una casa nel quartiere italiano più malfamato». Di notte prega, di giorno non ha tregua e non la concede a nessuno: bussa, picchia alle porte, insiste. Lei imperterrita: Francesca Saverio, doppio nome, cuore di donna, testa di capo e attributi per tutti. Un prete lombardo scrive a Roma impressionato: «Questa donna pare avere tra le mani il mondo». Certe sue lettere sono degne di una Caterina da Siena tornata dopo secoli, che fustiga l’inerzia degli uomini, di Chiesa e di società. A Roma arrivano proteste da tutto il mondo, contro questa monaca sovversiva, che predica i diritti degli ultimi arrivati. Che santa donna, ma che tormento, per tanti don Abbondio religiosi e laici. Quando muore il 22 dicembre 1917, lascia 67 fondazioni in mezzo mondo, e 1300 missionarie. Nel 1938 Pio XI la beatifica, Pio XII la proclama santa nel 1946 poi la dichiara protettrice di tutti gli emigrati e i rifugiati del mondo. Chissà se lassù si sarà calmata, o se anche nella casa eterna vorrà controllare che gli ingressi – da quelle parti non esce nessuno – si svolgano nel rispetto di tutti. (Gianni Gennari)


