Papa Francesco saluta il coro della MCI di Berna

Città del Vaticano –  Ieri alla preghiera mariana dell’Angelus in piazza San Pietro anche il coro della Missione Cattolica Italiana di Berna. A loro, Papa Francesco, al termine dell’Angelus. ha rivolto un saluto. 

La Missione Cattolica Italiana di Berna è nato nel 1927 con l’arrivo dei Sacerdoti Bonomelliani, fondati dall’allora vescovo di Cremona, Mons. Geremia Bonomelli, proprio per l’assistenza agli italiani emigrati in Europa. Dal 1947 la guida della MCI è affidata alla Congregazione degli scalabriniani.

Prima della preghiera dell’Angelus il pontefice, commentando il Vangelo del giorno e cioè la parabola dei lavoratori chiamati a giornata, ha detto che nel Regno di Dio non ci sono disoccupati, tutti sono chiamati a fare la loro parte; e per tutti alla fine ci sarà il compenso che viene dalla giustizia divina – non umana, per nostra fortuna!”.

“Due sono – per il Papa –  gli aspetti del Regno di Dio che Gesù vuole comunicare: il primo, che Dio vuole chiamare tutti a lavorare per il suo Regno; il secondo, che alla fine vuole dare a tutti la stessa ricompensa, cioè la salvezza, la vita eterna”. Con questa parabola, Gesù – spiega il Papa – vuole “aprire i nostri cuori alla logica dell’amore del Padre, che è gratuito e generoso. Si tratta di lasciarsi stupire e affascinare dai ‘pensieri’ e dalle ‘vie’ di Dio che, come ricorda il profeta Isaia, non sono i nostri pensieri e non sono le nostre vie. I pensieri umani sono spesso segnati da egoismi e tornaconti personali, e i nostri angusti e tortuosi sentieri non sono paragonabili alle ampie e rette strade del Signore. Egli usa misericordia – non dimenticare questo: Egli usa misericordia –, perdona largamente, è pieno di generosità e di bontà che riversa su ciascuno di noi, apre a tutti i territori sconfinati del suo amore e della sua grazia, che soli possono dare al cuore umano la pienezza della gioia”. Gesù – ha continuato il papa – vuole “farci contemplare lo sguardo di quel padrone: lo sguardo con cui vede ognuno degli operai in attesa di lavoro, e li chiama ad andare nella sua vigna. E’ uno sguardo pieno di attenzione, di benevolenza; è uno sguardo che chiama, che invita ad alzarsi, a mettersi in cammino, perché vuole la vita per ognuno di noi, vuole una vita piena, impegnata, salvata dal vuoto e dall’inerzia. Dio che non esclude nessuno e vuole che ciascuno raggiunga la sua pienezza. Questo è l’amore del nostro Dio, del nostro Dio che è Padre”.

Nel dopo Angelus, il pensiero di Papa Francesco è andato al sacerdote missionario in Guatemala, Stanley Francis Rother,  ucciso nel 1981 a soli 46 anni in “odium fidei” e beatificato sabato a Oklahoma City (Stati Uniti d’America), per la sua opera evangelizzatrice e di promozione umana dei più poveri. “Il suo esempio eroico  ci aiuti ad essere coraggiosi testimoni del Vangelo, impegnandoci in favore della dignità dell’uomo”, ha pregato il pontefice.