Roma – Sono cento i dispersi in un naufragio di migranti, avvenuto domenica scorsa al largo della Libia, sulla base delle testimonianze di alcuni sopravvissuti. La situazione in Libia resta “altamente instabile”, nei centri di detenzione i migranti, esposti “a violenze e abusi, rischiano la vita. Il tentativo di attraversare il mare per molti migranti è dunque l’unica possibilità di salvezza”, scrive oggi il Centro Astalli in una nota: “purtroppo come era prevedibile le trattative con la Libia e con i Paesi di transito anche se hanno ridotto rapidamente il numero degli arrivi non hanno cambiato nella sostanza fenomeni troppo complessi da essere risolti nell’immediato. A prova di ciò i migranti continuano ad essere vittime del traffico di esseri umani senza un’alternativa legale che consenta l’arrivo in Europa in sicurezza”. Il Centro Astalli torna a chiedere a istituzioni nazionali e sovranazionali: “l’attivazione immediata di vie legali che consentano a chi scappa da guerre e persecuzioni di giungere in Europa per chiedere protezione”; “di non fare accordi con paesi terzi in cui non vengono rispettati i diritti umani e in cui non sia pienamente assicurato il rispetto del diritto d’asilo”; “non ridurre lo sforzo di ricerca e soccorso delle imbarcazioni in difficoltà nel Mediterraneo”.
P. Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, afferma che “la notizia di questi 100 migranti morti dovrebbe provocare indignazione e sgomento. Le politiche europee di chiusura mostrano ancora una volta la loro inadeguatezza nel gestire un fenomeno complesso come quello delle migrazioni. Umanità e lungimiranza guidino i governanti nel prendere decisioni che mettano al centro la persona e ispirino i cittadini ad aprirsi all’altro, in un ottica di promozione umana e solidarietà”.