Papa Francesco: la guerra non è mai santa

Munster – “Strade di pace”, l’annuale incontro internazionale della Comunità di Sant’Egidio si è ieri pomeriggio a Münster mentre, come ricorda il presidente della Comunità Marco Impagliazzo, l’umanità  sperimenta per la prima volta  dopo decenni la “minaccia di una guerra nucleare”: uno scenario angoscioso ben presente ai leader religiosi mondiali dopo che recentemente si è assistito ad una recrudescenza del terrorismo con gli attentati in Catalogna e in Burkina Faso. Sarebbe  pertanto facile cedere al pessimismo; e invece non farsi “paralizzare dalla rassegnazione” è l’esortazione di Papa Francesco, pellegrino di pace e riconciliazione in Colombia, che nel messaggio inviato a Münster invita pressantemente i rappresentanti delle Chiese e comunità cristiane e delle religioni mondiali a mettesi in cammino e a costruire insieme una risposta di pace al male che “dilaga e imperversa”, nella consapevolezza che “Dio detesta la guerra, che la guerra non è mai santa, che mai la violenza può essere commessa o giustificata in nome di Dio”.

C’è dunque un ruolo delle religioni nel percorso di riconciliazione che l’umanità deve intraprendere; e del resto, avverte il fondatore di Sant’Egidio Andrea Riccardi, “i fautori dell’odio hanno capito l’utilità delle religioni e le hanno usate per alimentare la cultura del nemico e il terrorismo”. Perché le religioni “possono essere acqua che spegne il fuoco della violenza, ma anche benzina che lo incendia”; ed hanno una specifica responsabilità nella “unificazione spirituale” di cui il mondo ha bisogno. Si tratta di curare una “globalizzazione senz’anima”, che si è sviluppata “all’insegna della marcata mentalità materialista dell’economia”; di ricordare “che non c’è futuro sicuro per gli uni trascurando gli altri, per i ricchi in mezzo a tanti poveri”.

Concetto ribadito da due accorate voci di religiosi provenienti dal martoriato Oriente: il Grande Imam di Al-Azhar , Ahmad Al-Tayyeb, e il patriarca greco ortodosso di Antiochia Giovanni X. Il primo ha citato il “prezzo pesante di sangue” che uomini, donne, anziani e bambini stanno pagando in Oriente, vittime di una “distruzione organizzata”, affermando che “Il terrorismo non è figlio dell’Islam, è solo violenza”; il secondo, che è fratello del vescovo di Aleppo Paul Yazigi rapito 4 anni fa in Siria insieme al vescovo siro ortodosso Mar Gregorios, ha aggiunto: “Non riesco a capire come i leader politici di questo mondo possano stare a braccia conserte a guardare la violenza sanguinosa del nostro paese. Solo per favorire interessi economici e geopolitici che servono ai loro schemi disumani a breve termine”.