Roma – Il rinvio dell’approvazione della legge sullo “ius culturae” (o “ius soli temperato”) è una “melina” che “non convince, non rassicura e dà da pensare”. È quanto scrive il direttore di “Avvenire”, Marco Tarquinio, in un editoriale in prima pagina nell’edizione di oggi, nel quale rileva che “non è affatto una bella notizia, anzi è una notizia che riempie di tristezza, l’incapacità dichiarata del Parlamento della Repubblica di completare prima della cosiddetta ‘pausa estiva’ l’iter della legge”. Secondo il direttore, questo “è il risultato amaro della propaganda meschina e a tratti odiosa che nei mesi scorsi è stata scatenata sul piano politico e mediatico contro una normativa che rappresenta il sano e ragionevole strumento con cui finalmente si sta arrivando a segnare in modo certo, sensato e civile la via alla cittadinanza dei ‘nuovi italiani’”. Rispetto allo slittamento, afferma Tarquinio, “non possiamo proprio rinunciare a ripetere ancora una volta che non c’è mai un momento migliore e sempre di là da venire per fare ciò che deve essere fatto per onestà, per giustizia e per il bene del Paese. In questi casi, il momento è sempre adesso, anzi lo era già ieri”.
“Il rifiuto calcolato e l’offensiva negazione dell’italianità di una parte della nostra gioventù è un’autentica bestemmia contro l’Italia”, prosegue. “Questa linea xenofoba farà solo male al nostro Paese e all’Europa intera”. “Gestire le migliaia di richiedenti asilo che giungono sulle nostre coste – osserva – nulla c’entra con il diritto alla piena cittadinanza di chi da tempo in Italia regolarmente vive, studia, lavora e contribuisce, e ancor meno con le politiche a sostegno delle famiglie con figli e dei vecchi e nuovi poveri”. “L’autunno – conclude Tarquinio – porti veramente i frutti che questa strana e caldissima estate ha negato”.