Migranti e desaparecidos in Messico. Mons. Guardiola (CEM): “Non possiamo tacere ma vogliamo anche agire”

Città del Messico – “Non possiamo tacere, ma oltre a parlare vogliamo anche agire”. Appare risoluto, Mons. Alfonso Gerardo Miranda Guardiola, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Messicana (CEM), oltre che vescovo ausiliare di Monterrey, intervistato dal Sir sulla reazione della  Chiesa messicana alla spirale di violenza nella quale è caduto il Paese. Drammatico il bollettino delle uccisioni (in particolare di sacerdoti e giornalisti), delle persone scomparse, di atti violenti. Il narcotraffico pervade come un cancro la società. In seguito allo storico viaggio di papa Francesco dello scorso anno, “tutta la Chiesa è chiamata ad alzare la voce in modo chiaro” afferma Mons. Miranda richiamando i  pronunciamenti di CEM, Dipartimenti pastorali, singoli vescovi. “Abbiamo attivato – spiega – un Osservatorio su ciascuna delle due grandi situazioni che maggiormente ci interpellano: i migranti e le persone scomparse. Alcune stime parlano di almeno 30mila desaparecidos in venticinque anni”. La maggior parte sepolta in fosse clandestine e mai identificata. Oltre alla denuncia, la Chiesa del Messico punta a dare vita a progetti pastorali di accompagnamento delle vittime della violenza e dei loro familiari: “Un Progetto nazionale per la Costruzione della pace” di cui si sta occupando Mons. Carlos Garfias Merlos, arcivescovo di Morelia e responsabile del settore “Giustizia, pace e riconciliazione” della Cem, che ha chiesto un Piano pastorale per la pace in ogni diocesi: formazione di sacerdoti, centri di ascolto e la costruzione di “reti tra i vari attori impegnati nella costruzione della pace: Chiesa, Governo, società civile, professionisti…”. Importante il dialogo della Chiesa con il Governo.” Stiamo per festeggiare i 25 anni di ristabilimento delle relazioni tra Governo e Chiesa”. Quanto ai migranti, Mons. Miranda segnala la “ottima relazione di lavoro tra vescovi delle diocesi frontaliere sia messicane che statunitensi”. “Non sappiamo che cosa si siano detti”, è il commento all’incontro del Papa con Trump; “sappiamo solo che dobbiamo continuare ad operare in difesa della dignità dei migranti”.