Milano – Un’altra strage silenziosa in mare. Sarebbero almeno 156 le persone disperse e molto probabilmente morte in mare venerdì scorso durante la traversata del Canale di Sicilia. Lo hanno raccontato alcuni migranti sbarcati ieri a Taranto. Testimonianze confermate da Flavio Di Giacomo, portavoce dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni in Italia in un tweet. L’allarme è stato lanciato dopo aver ascoltato la testimonianza di tre dei 952 i migranti arrivati nel porto pugliese con la nave Diciotti della Guardia Costiera. Si tratta di 114 donne, 256 minori e il resto uomini. C’è anche una salma. I tre hanno raccontato di essere salpati da Sabrata venerdì mattina di aver incrociato verso sera quattro persone aggrappate a un barcone semiaffondato. I quattro, di nazionalità nigeriana, sono stati tratti a bordo e hanno raccontato di essere gli unici superstiti. Lo scorso fine settimana sono state tratte in salvo in mare oltre 3mila persone partite dalla Libia in direzione delle coste siciliane. Per questioni di sicurezza, legata al G7 in programma a Taormina, tutti gli sbarchi, anche quelli previsti nei prossimi giorni vengono indirizzati verso altri porti italiani.
Dopo le operazioni preliminari nel porto ionico, sono stati tutti trasportati all’hotspot tarantino per l’identificazione. Dei migranti arrivati, solo 350, si calcola, rimarranno a Taranto temporaneamente, gli altri, invece, a bordo di pullman verranno trasportati in altre località italiane.
Con questi 156 sono già 1.364 i migranti ‘scomparsi’ in mare, secondo gli ultimi dati diffusi dall’ACNUR che conferma anche l’arrivo complessivo sulle coste italiane, dal primo gennaio al 21 maggio, di 49.050 migranti (erano 33.907 l’anno scorso, nello stesso arco temporale).
E anche ieri è stata una giornata di soccorsi in mare. A fine pomeriggio erano circa 1.000 i migranti tratti in salvo nel Mediterraneo Centrale, in 8 distinte operazioni di soccorso coordinate dalla Centrale Operativa della Guardia Costiera a Roma. I migranti si trovavano a bordo di 6 gommoni e 2 barchini. Alle operazioni in mare hanno preso parte anche tre navi delle Ong: la Vos Hestia di Save the children, l’Aquarius di Sos Mediterranée e la Iuventa di Jugend Rettet. Intanto, dopo la pubblicazione sul sito de L’Espresso degli audio delle telefonate intercorse l’11 ottobre 2013 tra la sala operativa e i migranti a bordo del barcone poi rovesciatosi causando la morte di 368 persone, tutti siriani, tra cui 60 bambini – il gip di Agrigento ha disposto la trasmissione degli atti a Roma. Sarebbero quattro i nomi iscritti nel fascicolo degli indagati. Si tratta della comandante della Lybra (la nave che quel giorno si trovava più vicina al barcone poi affondato) e tre ufficiali della Guardia costiera. (Daniela Fassini – Avvenire)