Migrantes Roma: ieri la Festa dei Popoli

Roma – “Dall’Albania al Venezuela, siamo oggi tanti popoli che diventano un popolo solo, perché siamo il popolo di Dio. In un certo senso, quindi, la Festa dei Popoli è la Festa della Chiesa”. Con queste parole mons. Paolo Lojudice, presidente della Commissione regionale Migrantes del Lazio, ha iniziato la sua omelia in una Basilica di San Giovanni in Laterano gremita come non mai – la partecipazione alla celebrazione eucaristica ha toccato le 1500 persone – in occasione della XXVI edizione della Festa dei Popoli, ieri, domenica 21 maggio. La messa, concelebrata da 60 sacerdoti, ha visto la presenza attiva di 40 diverse comunità che hanno animato l’intera liturgia abbellita  da canti a cura di 10 cori di varie etnie e danze di ogni continente.

Organizzata, grazie al sostegno della Fondazione Migrantes, dall’Ufficio per la Pastorale delle Migrazioni del Vicariato di Roma (Migrantes), dalla Caritas diocesana di Roma e dall’Impresa Sant’Annibale Onlus con il patrocinio dei Missionari Scalabriniani, dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e della Regione Lazio, con l’importante collaborazione delle comunità etniche di Roma e provincia, l’edizione 2017 della Festa dei Popoli ha tratto ispirazione dalla frase di Papa Francesco “Costruiamo ponti non muri”. «Quest’anno – ha dichiarato mons. Pierpaolo Felicolo, direttore dell’Ufficio diocesano Migrantes – in continuità con quanto Mons. Perego ha sempre sostenuto nella sua lunga direzione della Fondazione Migrantes,  abbiamo inteso ricordare, in un momento storico in cui le migrazioni sono analizzate sempre e solo nei loro aspetti più problematici, che le comunità immigrate presenti sul nostro territorio  rappresentano ricchezza e risorse e che una convivenza pacifica e serena è sempre possibile”.

La Festa, per la prima volta dalla sua ideazione, ha inserito nella serie di appuntamenti, un momento di riflessione e confronto, svoltosi in un Pontificio Seminario Romano Maggiore sovraffollato, a partire dalle 10.00. Il forum “Comunità migranti, Chiesa e Città di Roma: donne in dialogo per l’integrazione tra i popoli”, prendeva spunto da una ricerca promossa dall’Ufficio Migrantes di Roma e condotta all’interno delle proprie comunità da quattro donne rappresentanti di altrettante macro-aree di provenienza, attorno ad alcune domande chiave: Cosa può fare la mia comunità per migliorare dialogo e condivisione? Cosa chiediamo alla Città e alla Chiesa di Roma per migliorare dialogo e condivisione? La riflessione aveva da un lato l’ambizione di proporre una chiave di lettura moderna e aggiornata sul tema della coabitazione, dall’altra di avviare un processo che conduca a un concreto impegno per divenire operatori di pace e di dialogo. Dopo i saluti di mons. Felicolo  si sono alternate al microfono sette donne.

“Il nostro fondatore – ha dichiarato Ana Paula Ferreira da Rocha, missionaria scalabriniana – ha detto che vi ‘sono cose in cui solo le donne possono riuscire’, una di queste, è il dialogo. Dal dialogo con i migranti, impariamo meglio a essere sorelle e madri”. Francesca De Martino dell’ufficio Migrantes Diocesi di Roma ha sottolineato l’ineludibilità del dialogo e il ruolo di Migrantes nel facilitarlo, “integrazione significa ricostruire una rete di relazioni che ci faccia superare il muro del noi diversi da voi”. Elena Tonko della  comunità ucraina, ha ricordato quanto il suo popolo, specie negli ultimi anni abbia sofferto e ha ribadito “quanto sarebbe utile avere centri di ascolto e di sostegno nelle lingue degli immigrati dell’Europa dell’Est e di ogni provenienza”. Zenada Villanos Baro, filippina, ha richiesto a tutti gli immigrati di “diminuire il senso di clan che spinge a chiudersi nelle proprie comunità etniche. Integrarsi è conoscersi e frequentarsi”. “Qui a Roma, c’è il mondo – ha detto con forza Patricia Bovadin, peruviana – per noi è fondamentale ingaggiare un dialogo comunitario con tutte le altre comunità. I nuovi arrivati, le seconde generazioni, presentano nuovi problemi e risorse, bisogna saperli ascoltare e fare uno sforzo di apertura verso chi vive qui, sia italiano che di altre etnie”. Ha poi esortato i pastori delle varie comunità etniche a essere più attivi e tutti a non essere spettatori passivi. La ghanese Cecilia Agyeman Anaie ha lanciato l’idea di condividere e incrementare incontri sociali e spirituali tra tutte le comunità migranti e gli abitanti di Roma. “Condividere e aumentare il senso di comunità allargata: è questa la chiave. Noi africani spesso siamo visti come un’unica massa ma abbiamo molte differenze e ricchezze. Sta anche a noi farle conoscere”. Ha concluso proponendo l’istituzione di un consiglio delle comunità etniche di Roma.

Al termine del Forum, quasi a raccogliere le tante istanze, le suggestioni e le idee delle relatrici, è intervenuta l’Europarlamentare, membro della Commissione Cultura, Silvia Costa. “C’è un tradimento che stiamo consumando verso le comunità immigrate – ha tenuto a precisare -, grazie a loro la nostra città è diventata meno provinciale, si è internazionalizzata, un fattore decisivo per ogni città e nazione. Anni fa eravamo riusciti a conquistare luoghi di confronto e di rappresentanza, ma ora, sembrano un lontano ricordo”. In tutta Europa, la risposta più diffusa ai movimenti migratori, sembra essere chiusura e paura, “Un errore drammatico – ha concluso l’europarlamentare -, una visione assolutamente miope: se c’è una cosa che rende sicura una società è includere nel senso di cittadinanza e condividere le regole”.

“Il Forum – ha tirato le fila dell’incontro il giornalista Luca Attanasio, uno degli organizzatori – segna l’inizio di un movimento che speriamo divenga sempre più ampio, di riflessione  e impegno concreto da parte di tutti per la convivenza e l’integrazione e rappresenta un inedito valore aggiunto della Festa dei Popoli”.

La giornata, dopo la celebrazione della Liturgia in Basilica, si è conclusa  con una festa di piazza celebrata sul sagrato della Basilica, che includeva la degustazione di prodotti gastronomici tipici di 14 comunità partecipanti e, dalle 15.00 in poi, lo spettacolo folkloristico multietnico con esibizioni di una ventina di gruppi provenienti dal mondo intero presentati dal conduttore e attore Manuel Mascolo. A margine del sagrato, molto pubblicizzata durante la messa, si è svolta la raccolta di firme Ero straniero che ha visto la partecipazione di tante persone.