Guidonia – L’ufficio pastorale Migrantes ha organizzato, nei giorni scorsi, presso la parrocchia Santa Maria Goretti in Villalba di Guidonia, la festa dell’integrazione. Una giornata per mettere in evidenza la realtà migratoria che tocca in modo significativo il mondo, l’Italia e anche la diocesi.
Gli immigrati sono una presenza che non può lasciare indifferente nessuno nella propria sensibilità umana e ancora più nella coscienza cristiana. Il Papa e i vescovi non si stancano di fare appello perché si intraprenda la strada dell’accoglienza. Si deve considerare però che l’accoglienza per essere autentica deve aprire alla prospettiva di una integrazione vera in vista di una società sempre più ricca della varietà dei suoi membri.
La giornata si è svolta come integrazione interculturale ed ecclesiale con una condivisione di idee, musica, danze e specialità culinarie dei popoli. L’evento si è aperto con la Messa durante la quale la comunità parrocchiale si è riunita con il gruppo dei fedeli cattolici africani e ha accolto nel battesimo una bambina, figlia di genitori del Ghana e del Burkina Faso. Una gioia condivisa pienamente, nella fede e nella cordialità fraterna. Dopo il pranzo multi etnico, un momento di riflessione sulla realtà delle migrazioni è stato condotto da don Denis Kibangu Malonda, incaricato diocesano della pastorale Migrantes e parroco della comunità. A seguito della conferenza “Un mosaico di popoli e culture. Viaggio nelle culture dei popoli”, alcuni immigrati hanno portato le loro testimonianze. Siamo un mosaico di popoli, Dio così ci ha creati, così ci ha voluti eppure non ce ne è sempre la consapevolezza. Questo discorso dovrebbe entrare nelle menti, perché interpella, porta all’attenzione, apre alla conoscenza, all’incontro e ognuno dei presenti si è sentito arricchito dall’ incontro e con gioia ha potuto sperimentare di aver incontrato un popolo intero in ogni testimonianza ascoltata. Una delle opportunità dell’immigrazione, infatti, è quella di fare esperienza di tutto il mondo con l’incontro ed è dunque un dono umano. Lo ricevi senza viaggiare, non guardando un televisore, non leggendo un libro, non mantenendo le distanze ma con una esperienza diretta, con un contatto diretto, attraverso una conoscenza autentica. Alla fine del momento di riflessione, ha concluso l’evento il vescovo Parmeggiani, con la celebrazione dell’Eucaristia durante la quale tre ragazzi della comunità latino americana hanno ricevuto i sacramenti della Cresima e della Prima Comunione. Tutti uniti attorno al pastore, ci siamo riconosciuti quale unica famiglia che è la Chiesa di Tivoli. Il vescovo ha avuto profonde e preziosissime parole per mettere in evidenza tale aspetto, commentando il Vangelo dei discepoli di Emmaus che integrando nei loro discorsi il pellegrino sconosciuto hanno accolto il Risorto, giacché nel discepolo di Emmaus rimasto anonimo ci ha mostrato come ciascuno di noi è quel compagno di Cristo.