Rom: quando Paolo VI li chiamò “pellegrini”

Roma – Pellegrini perpetui”, “esuli volontari”, “profughi sempre in cammino”, “viandanti senza riposo”, “voi che guardate il mondo con diffidenza e con diffidenza siete guardati”. Nella Giornata internazionale dei rom, che si è celebrata sabato, vengono alla mente le parole pronunciate da Paolo VI incontrando il popolo rom a Pomezia nel settembre del 1965, nel giorno del suo compleanno, nel cuore dei lavori conciliari. Quell’evento è ricordato dalla Fondazione Migrantes con la pubblicazione di un volume di Susanna Placidi, “Una giornata particolare. L’incontro di Paolo VI con gli zingari a Pomezia” (Tau Editrice), con l’introduzione del Direttore Gian Carlo Perego e la prefazione dell’arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi, arricchita da una documentazione inedita di un protagonista, don Bruno Nicolini, uno dei pionieri di questa pastorale. Cinquant’anni dopo, papa Francesco ha auspicato che anche per il popolo rom “si dia inizio a una nuova storia, a una rinnovata storia. Che si volti pagina”, sradicando “pregiudizi secolari, preconcetti e reciproche diffidenze che spesso sono alla base della discriminazione, del razzismo, della xenofobia”. La Giornata ripropone anche in Italia uno sguardo di attenzione al popolo rom e ai sinti, “una minoranza non ancora riconosciuta nel nostro Paese”, denuncia Migrantes. E questo mancato riconoscimento, oltre “a non aiutare la tutela di alcuni diritti fondamentali, accresce in questo popolo l’apolidia e sempre più, nelle nostre città, produce emarginazione e ghettizzazione”. Una Giornata che nelle nostre comunità ecclesiali “diventa – dice monsignor Perego – l’occasione per iniziative pastorali che costruiscano nuove relazioni, esperienze d’incontro con le piccole comunità presenti tra noi, così da considerarle un soggetto e una risorsa di vita cristiana”. Oggi il ‘dono’ che il popolo zingaro offre alla Chiesa, secondo l’arcivescovo Zuppi, è quello di “metterci per strada, quella che loro percorrono o sono costretti a fare, per superare tutte le frontiere e trovare quello che è davvero essenziale”.