Rom: in 28mila nelle baracche

Roma – Alla vigilia della Giornata internazionale dei Rom e dei Sinti, celebrata in molte città europee sabato scorso, l’unica iniziativa pubblica italiana è lo sgombero forzato a Napoli dell’insediamento di Gianturco. Su 800 persone che lo occupavano, è stato trovato posto per 280 in un altro ex campo irregolare, in via del Riposo, assaltato e dato alle fiamme tre anni fa. La denuncia dell’ennesimo sgombero forzato arriva alla presentazione in Senato del Rapporto annuale 2016 dell’Associazione 21 luglio, che per la prima volta offre una dettagliata mappatura della presenza di rom e sinti in Italia. Su tutto il territorio nazionale sono 28mila in emergenza abitativa, solo lo 0,05% della popolazione nazionale. Alla presentazione il capo dello Stato Sergio Mattarella ha voluto conferire la Medaglia del Quirinale quale suo premio di rappresentanza.

“A Barcellona, Berlino, Budapest e Bucarest per l’8 aprile si organizzano festival e convegni – dice il presidente dell’Associazione 21 luglio, Carlo Stasolla – da noi l’unico atto è stato l’ennesimo sgombero, che perpetua la logica ghettizzante su base etnica dei campi rom, lesiva dei diritti umani e fonte di sperpero di denaro pubblico. Campi di cui, dal 2012, è richiesto il superamento dalla Strategia nazionale di inclusione approvata anche dall’Italia”.

“Persone buttate fuori con crudeltà da alloggi in cui nel corso degli anni avevano investito soldi – racconta Catrinel Motoc di Amnesty International, presente allo sgombero – senza adeguato preavviso, né risarcimento, né, in molti casi, alternativa”.

Il dossier riferisce che le stime sulla presenza di rom e sinti in Italia oscilla tra 120 e 180mila presenze. Solo 28mila sono in emergenza abitativa. Solo il 3% del totale è nomade. “L’Italia continua a confermarsi, per un cittadino di etnia rom che viva in condizione di povertà e fragilità sociale, il peggior Paese in cui abitare. Il suo destino infatti non potrà essere che finire in una baraccopoli o peggio ancora, in quegli spazi di discriminazione istituzionale che le autorità capitoline hanno sfacciatamente il coraggio di chiamare ‘villaggi della solidarietà”.

La maggior parte dei 28mila, cioè 18mila persone, vivono in quelle che il dossier definisce “baraccopoli istituzionali, 149 in 88 Comuni”, i campi gestiti dai Comuni. Qui il 55% ha meno di 18 anni, il 37% – sorpresa – ha la cittadinanza italiana, mentre 9.600 provengono dall’ex Jugoslavia, un terzo “a rischio apolidia”. Altri 10mila poi vivono in “insediamenti informali”, per il 92% romeni. Baraccopoli ciclicamente abbattute, che inevitabilmente si riformano in assenza di percorsi di integrazione che non possono non partire dall’alloggio. Le baraccopoli informali sono soprattutto in Campania. Un minore rom su 3 è in emergenza abitativa, 1 su 5 non ha mai iniziato un percorso scolastico, 1 su 4 non lo ha portato a termine. “Le condizioni di vita dei rom in questi insediamenti – sottolinea l’Associazione 21 luglio – sono nettamente al di sotto degli standard igienico-sanitari e l’aspettativa di vita è di 10 anni inferiore rispetto alla media”.

Il dossier dedica un focus alla Capitale che ha il record delle baraccopoli istituzionali, 7 campi con 3.772 persone, più 11 definiti “campi tollerati”. Tra 2.200 e 2.500 le presenze negli insediamenti informali. “Drammatica la condizione di vita dei circa 2 mila minori”.

L’emergenza alloggi dunque “è l’ambito della strategia che ha registrato i risultati più scarsi, e nel corso del 2016 tre enti internazionali di monitoraggio hanno diffuso le loro raccomandazioni”. Perché, sottolinea il dossier “continuano a essere perpetrate politiche discriminatorie nei confronti di rom e sinti”. Nel 2016 sono stati eseguiti 298 sgomberi forzati, di cui 28 a Roma e 20 a Milano. Rilevati 175 episodi di discorso d’odio verso rom e sinti, anche se in calo rispetto ai 265 del 2015, a carico di Lega Nord (28,6%), Fratelli d’Italia (11,4%) e Forza Italia (10,9%). (L.Liverani-Avvenire)