Milano – Cresce l’Italia multietnica. Per qualcuno una sciagura, per altri una risorsa. Comunque una realtà di cui prendere atto e su cui interrogarsi. È il futuro del nostro Paese, da costruire con lungimiranza. Insieme alle seconde, o meglio le “nuove generazioni”, i figli di coloro che in questi anni sono arrivati in Italia con la speranza di una vita migliore. Nelle scuole gli studenti stranieri sono arrivati a quota 815mila, il 60 per cento non è immigrato ma è nato qui. Una percentuale in aumento, che fa parte di quel mondo che qualcuno ha chiamato “italiani in attesa di cittadinanza”.
“È una grande realtà umana che vuole dare un contributo originale alla pluralità delle nostre società, e in molti casi già lo sta dando. Vogliamo illuminare questa realtà, farla conoscere, questo è il migliore antidoto al razzismo e la garanzia più efficace da proporre a chi continua a guardare con sospetto la presenza degli stranieri. Questi giovani sono ormai parte integrante della società italiana,
stranieri solo sulla carta d’identità”. Marwa Mahmoud, italiana di origini egiziane e dall’inconfondibile accento emiliano, è membro del direttivo del Coordinamento nazionale delle nuove generazioni e fa parte dell’Associazione Mondoinsieme che, insieme all’Istituto Cervi, al ministero dell’Istruzione, a quello del Lavoro e a una costellazione di realtà associative, ha promosso un seminario nazionale con 60 relatori a Reggio Emilia, che s’è aperto ieri e si concluderà oggi. Il nome dice già tutto: “Costruttori di ponti 3. Protagonisti! Le nuove generazioni italiane si raccontano”.
Due giorni durante i quali questi giovani hanno portato alla ribalta il contributo che offrono su temi come scuola, lavoro, cultura, comunicazione, arte, sport, cittadinanza. L’iniziativa, giunta alla terza edizione, mette a confronto, in sessioni tematiche parallele, persone di diverse provenienze culturali, con o senza background migratorio, con le istituzioni nazionali e locali. “È venuto il tempo di cambiare lo sguardo e la narrazione su questa realtà, di considerarla come una risorsa decisiva per il futuro del nostro Paese. Bisogna invertire le preposizioni: non si tratta di fare qualcosa ‘per’, ma di lavorare ‘con’ questi giovani, di considerarli soggetti attivi di un mutamento che interessa tutti noi, anziché destinatari passivi di azioni che li riguardano. Siamo convinti che molti luoghi comuni e pregiudizi cadrebbero se la gente potesse conoscere i tesori di umanità, di creatività, di ingegno, il desiderio di costruzione che anima queste persone”. Vinicio Ongini da molti anni segue l’evoluzione di questa umanità da un osservatorio privilegiato, la Direzione generale per l’integrazione del Ministero dell’Istruzione: a fine mese uscirà un bando con fondi europei del valore di 50 milioni di euro per incentivare progetti delle scuole su integrazione e intercultura. “La vera integrazione e una nuova cittadinanza non si realizzano con progetti elaborati a tavolino, ma valorizzando i talenti di chi sta già costruendo pezzi di società nuova”.
(G.Paolucci – Avvenire)