CEI: ritrovarsi nella cultura del Mediterraneo

Roma – Mentre a Roma ci si appresta a celebrare il 60° anniversario dell’Unione Europea in un “clima appesantito” da “movimenti populisti e spinte disgreganti”, i vescovi italiani  rilanciano “il cammino intrapreso”, ne indicano “l’anima nell’ispirazione originaria – spirituale – dei padri fondatori e la condizione nel concepirsi come casa dei popoli e delle Nazioni, evitando omologazioni di pensiero e di tradizioni”. È un’Unione Europea dai Vescovi richiamata – si legge nel comunicato finale del Consiglio Permanente della CEI riunitosi questa settimana a Roma e conclusosi ieri – a “ritrovarsi nella cultura del Mediterraneo e, quindi, a prestare più attenzione a chi cerca di attraversarlo. La Chiesa italiana tale responsabilità continua a viverla in prima fila: nelle migliaia di progetti di formazione e sviluppo sociale che – grazie ai fondi dell’otto per mille – sostiene nei Paesi impoveriti; nella politica dei corridoi umanitari, che intende incrementare con il coinvolgimento di Parrocchie, Diocesi, Congregazioni religiose, Caritas e Migrantes; nell’accoglienza e nell’integrazione di quanti dimostrano di voler coniugare domanda di futuro e impegno a operare per il bene comune”. Su questo fronte, il Consiglio Permanente della CEI – si legge nel comunicato diffuso oggi – ha espresso la volontà di “costruire rapporti più significativi e continuativi con le Chiese del Nord Africa e, più in generale, dei Paesi di provenienza dei migranti”.

La sessione primaverile del Parlamentino della CEI, oltre che preparare la prossima Assemblea Generale (Roma, 22-25 maggio 2017), è stata anche occasione per un ampio confronto tra i Vescovi su vari temi. “Con forza è stata ribadita la volontà e l’attenzione della comunità cristiana a farsi prossima a quanti sono nella prova, in uno spirito di condivisione che nasce da una precisa visione della persona e della società”, si legge nel testo. (R.I.)