Diritto Asilo: presentato ieri a Torino il Report 2017 della Migrantes

Torino – Sono stato 8 mesi in un centro di prima accoglienza per minori. Per 8 mesi non ho mai ricevuto vestiti, tranne al mio ingresso, quando mi hanno dato un cambio ma era piccolo e non l’ho potuto usare. Per trovare vestiti da metterci, io e gli altri ragazzi egiziani uscivamo la notte per rovistare nella spazzatura». È una delle testimonianze raccolte da “Il diritto d’asilo. Report 2017. Minori rifugiati vulnerabili e senza voce” della Fondazione Migrantes, presentato ieri pomeriggio

a Torino con la partecipazione dell’Arcivescovo eletto di Ferrara-Comacchio, Gian Carlo Perego, Direttore generale della Fondazione Migrantes, e dell’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia. Un

report che indaga il mondo dei richiedenti asilo, cita numeri, affrontando in particolare il dramma dei minori non accompagnati che raggiungono il nostro Paese.

Secondo il rapporto, il numero dei minori stranieri non accompagnati è più che raddoppiato dal 2015 quando risultavano 12.360, toccando, nel 2016 le 25.772 unità. Aumentata anche la proporzione sul totale degli sbarchi: i minori soli erano circa il 9% tra il 2012 e il 2015, sono stati il 14% nel 2016. Altro dato allarmante è il numero dei minori segnalati e poi registrati come irreperibili dal 2012 al 2016: è più che triplicato, passando da 1.754 a 6.357. Per ciò che riguarda l’accoglienza, cresce quella nei centri di accoglienza straordinaria (i cosiddetti Cas) e negli hotspot: è quasi l’85%, mentre l’accoglienza decentrata garantita grazie al modello Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo, copre meno del 15%. Complessivamente nell’arco del 2016 la Lombardia risulta la Regione con il maggior numero di persone accolte, oltre 21mila, seguita da Lazio, Campania, Piemonte e Veneto. È comunque la tipologia di ospitalità offerta a rappresentare uno degli elementi problematici, soprattutto per quanto riguarda i minori non accompagnati che, come ha evidenziato un’autrice del rapporto, Elena Rozzi, “dovrebbero avere maggiori tutele rispetto ai maggiorenni. Ad esempio non dovrebbero essere collocati in strutture con adulti”. Invece, “soprattutto quando gli sbarchi si fanno più frequenti – si legge nel rapporto – i minori stranieri restano bloccati nelle comunità di prima accoglienza o negli hotspot”. Una situazione di illegittimità non isolata: a Pozzallo, all’inizio di settembre, i minori non accompagnati risultavano 270. Nella “seconda accoglienza” i posti Sprar occupati a fine settembre erano poco più di 22mila, il maggior numero in Sicilia e Lazio (oltre 4mila ciascuna) seguiti da Puglia e Calabria. “Forte lo squilibrio – evidenzia ancora il rapporto – dal punto di vista macro regionale: con quasi 28 milioni di abitanti la parte più ricca del Paese, il Nord, è entrata nell’autunno del 2016 con 5mila persone nei progetti Sprar, mentre il Sud e le Isole con 21 milioni di abitanti”, hanno “più del doppio. Al Nord l’incidenza degli accolti per mille abitanti è un terzo di quella al Centro e al Sud”.

Da Migrantes infine, alla luce e dalle tante esperienze di accoglienze messe in campo nelle  diocesi italiane, è arrivato un forte richiamo alla qualità delle relazioni, alla progettualità soprattutto per l’inserimento dei giovani. “Non bisogna schiacciare tutto sul tema della sicurezza – ha ribadito monsignor Perego –. La vera sfida sono le relazioni, la fraternità”. “Accogliere – ha sottolineato monsignor Nosiglia – è un primo passo, ma serve un impegno continuo. La nostra umanità si gioca nel fare posto agli altri, alle persone più fragili e in difficoltà contrastando il ricorso alla scorciatoia delle chiusure e dei muri. Il sistema accoglienza funziona nella prima fase, ma l’alto numero di dinieghi nelle richieste di asilo e una mancanza di percorsi di integrazione determinano spesso una situazione di emergenza”. (Federica Bello – Avvenire)