Mons. Perego: il saluto alla diocesi di Ferrara-Comacchio

Ferrara -“La bellezza artistica di questa città, ereditata dal Rinascimento, accompagnata dalla bellezza naturale, la bellezza umana di relazioni sociali, culturali, religiose rinnovate da nuovi incontri e legami con persone e popoli diversi, con un’attenzione preferenziale per i piccoli, i malati e i poveri, sapranno dare speranza e futuro alla città di Ferrara, di Comacchio e a tutte le nostre comunità del territorio diocesano. Le scelte di libertà, di responsabilità, di partecipazione della Chiesa di Ferrara-Comacchio, abbattendo i muri e nel rispetto dell’autonomia delle cose terrestri, saranno al servizio di questa rinnovata ‘bellezza’”. Sono queste le prime parole che Mons. Gian Carlo Perego rivolge alla comunità diocesana di Ferrara- Comacchio dopo l’annuncio della sua nomina ad arcivescovo della diocesi. “Saluto e abbraccio la Chiesa di Ferrara-Comacchio, di cui la Provvidenza, attraverso la nomina di Papa Francesco, ha voluto che io fossi  da oggi pastore e guida”, scrive neo arcivescovo ricordando come negli ultimi secoli, la Chiesa di Ferrara-Comacchio abbia avuto pastori della diocesi di origine di Mons. Perego, e cioè quella di Cremona. Nel XIX secolo il card. Ignazio Giovanni Cadolini (1794-1850), amico dell’abate Gioberti, e nel XX secolo l’arcivescovo Natale Mosconi (1904-1988), amico di don Mazzolari e padre conciliare. “C’è una sorta di legame” tra la Chiesa di Cremona e quella di Ferrara-Comacchio, forse – si legge nel testo di saluto –  “generato dal comune corso del fiume Po e dalle meravigliose oasi naturali, che si mantiene nel tempo, quasi per generare uno scambio, oserei dire, di ragioni della fede e del cuore che caratterizzano la ricca storia di due comunità cristiane. E’ in questo flusso di fede e di grazia che mi inserisco oggi come Pastore della Chiesa di Ferrara-Comacchio, perché la mia debolezza possa essere sostenuta, accompagnata, rafforzata nel cammino tra voi e con voi. Tra voi e con voi presbiteri, mi sento parte di una famiglia che è chiamata al servizio ministeriale, con coerenza, nella correzione fraterna, con gioia. Con voi diaconi v- scrive ancora il neo arcivescovo –  mi sento più sicuro nel conoscere la vita delle persone: occhi, orecchie, bocca di una vita sociale che è luogo dell’evangelizzazione. Tra voi e con voi consacrati e consacrate raffinerò il gusto del silenzio e della preghiera insieme all’attenzione agli ultimi, ai piccoli di cui attualizzate il carisma. Tra voi e con voi laici, uomini e donne, leggerò e guarderò alla vita familiare, politica e sociale con gli occhi, le sofferenze, le gioie e le speranze di chi vive la quotidianità di una testimonianza di fede. Tra voi e con voi giovani, alla ricerca di una vocazione, di una storia originale di fede, tra studio e lavoro e non occupazione, cercherò di essere compagno di strada, come Gesù con i discepoli di Emmaus, per saper leggere i ‘segni dei tempi’. A voi malati assicuro fin da ora una vicinanza nella preghiera. A tutti voi, chiedo un po’ di pazienza nei miei confronti, perché sappia entrare in questo cammino di Chiesa che mi consegna, quasi fosse un tesoro da porre in nuove mani, il confratello Arcivescovo Mons. Luigi Negri, che ringrazio fin da ora per la sua vicinanza”. Un saluto Mons. Perego rivolge anche all’Arcivescovo emerito Mons. Paolo Rabitti, “già pastore di questa Chiesa particolare”. “Desidero salutare e abbracciare anche questa città di Ferrara, che credo imparerò ad amare come il mio paese di campagna dove sono cresciuto e diventato presbitero, Agnadello, e la mia città di Cremona dove ho vissuto la prima metà del mio ministero presbiterale prima di passare a Roma, al servizio della Conferenza Episcopale Italiana, in Caritas Italiana e poi alla Fondazione Migrantes”.