Mons. Galantino: riconoscere la cittadinanza per quanti hanno conseguito il primo ciclo scolastico

Roma – “Ius soli e ius culturae”, due concetti che dovrebbero ispirare una legge sulla cittadinanza. Lo ha affermato il Segretario della CEI, Mons. Nunzio Galantino questa mattina presentando, il comunicato finale del Consiglio Episcopale Permanente della CEI . “Quanto sono belli quei ragazzi africani che incontriamo in metropolitana e sentiamo che parlano un autentico romanesco. Perché non devono appartenere a noi? Non si può non far leggi su queste cose. Se eravamo un popolo monocolore ora siamo multicolore”. Mons. Galantino ha ricordato che tra le proposte dei vescovi in questi giorni figurano anche quelle di affidare a case famiglia i minori non accompagnati e riconoscere la cittadinanza per quanti hanno conseguito nel nostro Paese il primo ciclo scolastico. “È importante che ai ragazzi che frequentano da noi il primo ciclo scolastico venga riconosciuta la cittadinanza”, ha spiegato aggiungendo che “ripartire dalla legalità è un atto di intelligenza politica  che non va confuso con una proposta per allargare l’irregolarità e creare insicurezza per i migranti e per il territorio”. Al contrario, riconoscere la cittadinanza ai ragazzi immigrati che frequentano le nostre scuole “vuol dire cominciare a ridurre la platea dei cosiddetti irregolari: gli immigrati non sono tutti irregolari o clandestini, non è il colore della pelle a fare ‘un irregolare’ e dell’irregolare un delinquente”. Ci sono “fatti che sono sotto gli occhi di tutti”, ha fatto notare il Segretario generale della CEI citando la presenza tra di noi, ad esempio, di ragazzi africani in grado di parlare con perfetto accento romanesco.