Card. Vegliò : “questo esodo di popoli non è il male, ma il sintomo di un male”

Città del Vaticano – “La globalizzazione del mondo favorisce lo scambio di capitali finanziari, di merci, di servizi e di tecnologia ma, allo stesso tempo, porta con sé il fenomeno della migrazione. Inoltre molte persone sono costrette a fuggire dai loro Paesi. Questo vero e proprio esodo di popoli non è il male, ma il sintomo di un male: quello di un mondo ingiusto, caratterizzato in tante regioni da conflitti, guerra e povertà estrema”.



E’ quanto ha detto questa mattina il card. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti durante una solenne celebrazione eucaristica nella Basilica di San Pietro alla presenza di oltre 7.000 migranti provenienti da diverse città del Lazio, la regione scelta dalla Fondazione Migrantes per l’annuale giornata del Migrante e del Rifugiato. Per il porporato “l’esperienza dei migranti e la loro presenza ricordano al mondo l’urgenza di eliminare le disuguaglianze che rompono la fraternità e l’oppressione che costringe a lasciare la propria Terra. Sono il grido dell’umanità sofferente che cerca giustizia e solidarietà”. In Basilica anche la Croce di Lampedusa portata da alcuni giovani migranti ucraini “  simbolo – ha detto il porporato –  espressivo della drammaticità del fenomeno migratorio”.


“Quanti di voi hanno sperimentato la difficoltà del viaggio migratorio! I vostri volti  – ha poi aggiunto il card. Vegliò – nascondono storie d’incomprensione, di paura e d’insicurezza nate dall’esperienza di dover decidere di lasciare il proprio Paese in cerca di una vita migliore per voi stessi e per i vostri cari. La vostra presenza in questa Basilica è segno del legame tra le diverse Chiese locali. E’ segno della relazione tra la vostra Chiesa di partenza e quella di Roma. La vostra eredità, attestata attraverso la vostra lingua, la vostra cultura e le vostre tradizioni, testimonia che la fede e la pietà dei migranti sono espressione della vostra esperienza personale della fede cristiana!”. Per il presidente del dicastero vaticano “l’integrazione non implica né una separazione artificiale né un’assimilazione, ma dà piuttosto l’opportunità di identificare il patrimonio culturale del migrante e riconoscere i suoi doni e talenti per il bene comune della Chiesa di Roma, della Chiesa in Italia, di tutta la Chiesa universale!”. Vegliò si unisce, quindi, “alla voce del Santo Padre” per esprimere “apprezzamento e gratitudine alle persone che sono al servizio dei migranti. Le ringrazio per la loro dedizione e il loro coraggio, e auguro che lo Spirito Santo le ispiri ad una “fantasia della carità” verso tutte le persone in movimento”. (Raffaele Iaria)