Roma – L’Italia, nel contesto europeo, mentre vede fermarsi drammaticamente la migrazione economica – fattore di sviluppo e di crescita fondamentale nel nostro Paese – con il ritorno di una emigrazione giovanile che ha superato le 100.000 persone, ha visto ancora nel 2015 un flusso considerevole di migranti forzati arrivare in particolare sulle coste e nei porti della Sicilia, ma anche della Calabria, della Puglia e della Campania, in Sardegna, sebbene inferiore del 9% rispetto al 2014. A dirlo questa mattina è stato il direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Giancarlo Perego, intervenuto alla conferenza stampa di presentazione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si celebra domenica prossima. Infatti, lo scorso anno sono arrivati 170.100 persone e quest’anno 153.842 persone. Nel 2015 – ha spiegato – si è assistito a “un cambiamento di rotta, soprattutto per le persone in partenza dal Medio Oriente , dal Corno d’Africa e dall’Asia, che si sono dirette verso la Turchia e sono sbarcate in Grecia: oltre 850.000 persone. A fronte di una persona sbarcata in Italia ne sono sbarcate cinque in Grecia”.
Mons. Perego ha citato anche alcuni dati sugli sbarchi, sui porti di partenza e sulla nazionalità degli sbarcati. In Italia, Lampedusa è tornato ad essere il primo porto di sbarco ( con 168 sbarchi e 21160 persone), seguito da Augusta (con 146 sbarchi e 22.391 persone), Pozzallo (con 104 sbarchi e 16.811 perone), Reggio Calabria (con 90 sbarchi e 16931 persone), Catania (con 64 sbarchi e 9.464 persone), Palermo (con 61 sbarchi e 11.456 persone), Trapani (con 55 sbarchi e 8136 persone), Taranto (con 45 sbarchi e 9.160 persone). Sbarchi sono avvenuti anche a Crotone, a Cagliari, a Salerno, a Corigliano calabro, a Vibo Valentia. Il ritorno degli sbarchi a Lampedusa dimostra – ha detto il direttore della Migrantes – come “l’operazione Triton, diversamente da Mare nostrum, abbia spostato i salvataggi prevalentemente ai confini delle acque territoriali italiane”.
La partenza delle persone che si sono messe in viaggio nel Mediterraneo è avvenuta in particolare dalle coste della Libia (oltre l’85%), l’8% sono partite dall’Egitto e poche migliaia dalla Turchia, dalla Grecia e dalla Tunisia.
Il cambiamento di rotta delle persone in fuga, ha naturalmente portato con sé il cambiamento delle prime nazionalità delle persone sbarcate, con il protagonismo del Corno d’Africa e dell’Africa Sub-sahariana. Le nazionalità delle persone sbarcate sono in particolare: Eritrea (38.612, con un aumento del 10% rispetto allo scorso anno); Nigeria (21.886, con un aumento del 110% rispetto allo scorso anno); Somalia (12.176, più che raddoppiati rispetto allo scorso anno), Sudan (8.909, triplicati rispetto allo scorso anno) Gambia (8.123, poco meno il numero dello scorso anno), Siria (7.444, 6 volte meno il numero dello scorso anno che la vedeva al primo posto tra le nazionalità delle persone sbarcate). Rimangono simili i numeri delle persone provenienti dal Senegal e dal Bangladesch (poco più di 5.000). Calano, invece, le persone provenienti dal Mali (5.752, quasi dimezzati rispetto al 2014), dall’Egitto (2.594 rispetto ai 4.095 del 2014), dalla Palestina (1.650 rispetto ai 6.017 dello scorso anno). Complessivamente sono 65 le nazionale delle persone sbarcate in Italia nel 2015.