Roma – Come Migrantes abbiamo raccolto 10 proposte che possono aiutare a migliorare l’accoglienza dei migranti in Italia, con una particolare attenzione ai richiedenti asilo e rifugiati in Europa e in Italia.
- Rimane necessario aprire canali di ingresso regolari sia per ricerca occupazione per i migranti che di ingresso umanitario per i rifugiati che già si trovano nei grandi campi profughi vicino alle zone di conflitto: cosa che scoraggerebbe il traffico delle persone e che eviterebbe l’inutile e insostenibile morte di persone in mare(uomini, donne e bambini), che continua e cresce da troppo tempo.
- Occorre trovare modalitànuove di gestione dei flussi delle persone in arrivo in Europa, siano essi migranti o richiedenti asilo, realmente comunie che prevedano la possibilità di avere quote certe per ogni Paese europeo e che cerchino, per quanto possibile, di incrociare le disponibilità date dai diversi Paesi con i desideri e le capacità delle persone in arrivo.
- Trovare procedure di identificazione e di ricollocamento comuni in Europa che tengano conto del rispetto della dignità umana edei diritti umani delle persone. In questo senso, preoccupa la politica europea della creazione di Hotspots, di fatto centri chiusi che somigliano più a dei CIE che a dei Centri di accoglienza. Inoltre i due momenti – identificazione e ricollocamento – devono viaggiare in sintonia, diversamente si creano tempi lunghi di trattenimento delle persone oltre che inevitabili rifiuti all’identificazione.
- Riuscire a dare una risposta più competente e più celere alle persone che fanno domanda d’asilo, da una parte riformando il sistema delle commissioni territoriali, prevedendo più formazione e personale dedicato;dall’altra aumentandone il numero per arrivare a dare a tutti una risposta entro i sei mesi che le normative europee già prevedono e nello stesso tempo provando anche ad accorciare i tempi dei ricorsi dei diniegati,che al momento aspettano anche più di un anno per riuscire ad avere una risposta. I tempi lunghi di attesa, infatti, portano le persone a rimanere in accoglienza senza una risposta anche per un anno e mezzo – due anni, con la dimissione o l’allontanamento dal centro di accoglienza, e i conseguentirischi della irreperibilità, di insicurezzae di sfruttamento delle persone.
- Arrivare ad avere un sistema unico e diffuso di accoglienza in Italia, che risponda a medesimi standard, procedure e sia sottoposto a puntuali controlli e verifiche rispetto ai servizi che deve erogare e rispetto alla trasparenza nella gestione dei fondi. Accogliere con trasparenza ed apertura è un reciproco vantaggio sia per chi viene accolto che per chi fa accoglienza Il rapporto sull’accoglienza di migranti e rifugiati in Italia del Ministero dell’Interno dell’ottobre 2015 ha evidenziato come i soldi spesi per l’accoglienza delle persone hanno una ricaduta positiva anche sui comuni e le comunità accoglienti, evidenziando che dei30-35 euro giornalieri per l’accoglienza circa il 37% serve per la retribuzione di operatori e professionisti e circa il 23% vada in spese relative ad affitto di locali, acquisti di beni alimentari e abbigliamento: tutte cose che sono una ricaduta positiva sull’economia locale della comunità che fa accoglienza.
- Per arrivare ad avere un sistema unico bisognasuperare la volontarietà di adesione dei comuni, a fronte della garanzia di fondi certi, anche nei tempi di erogazione, e superando l’ottica del co-finanziamento. L’accoglienza dei richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale deve diventare un servizio sociale specifico per ogni Comune o unione di piccoli Comuni,forte della collaborazione della rete di enti e associazioni di volontariato sul territorio, in relazione con la scuola e il mondo delle imprese: uno dei servizi alla persona garantiti su tutto il territorio nazionale (in proporzione alla popolazione, al Pil, ai fondi sociali ricevuti e alla quota di persone straniere già presenti).
- Rispetto ai minori stranieri non accompagnati bisogna davvero riuscire a superare la prima accoglienza in centri collettivi spesso inadeguati (oserei dire piccoli orfanatrofi) e arrivare a forme diversificate di accoglienza che prevedano non soloaccoglienze in centri piccoli, ma anche affidamenti familiari o appartamenti in semi-autonomia:un sistema di accoglienzafamiliare, unico e interno al sistema di accoglienza per richiedenti asilo nazionale: cosa che si è dichiarato già nella Conferenza Stato-Regioni del luglio 2014, ma che si è ancora lontani dall’aver realizzato. Bisogna anche superare la pratica dell’esame del polso per determinare l’età che è considerata inattendibile, per passare a un esame multidisciplinare (esemplare a questo proposito il protocollo del Tribunale per minori, ASL e Prefettura di Catania). Infine, occorre affidare in tempi brevi i minori non accompagnati, in tempi brevi, tutori specifici, volontari e formati, evitando cumuli di tutele, assolutamente inutili e inefficaci,ad assessori e sindaci.
- Una proposta importante, anche in vista delle prossime elezioni amministrative di primavera, riguarda la ripresa di una proposta politica importante, purtroppo finita nei cassetti parlamentari: la proposta di legge per il voto amministrativo ai migranti regolarmente presenti nel nostro Paese. Come si può parlare di inclusione sociale, di integrazione se il mondo di giovani donne e uomini immigrati lavoratori, studenti, imprenditori nel nostro Paese non possono avere diritto a decidere chi li rappresenti nei Consigli comunali e regionali. E’ un ritardo storico grave che va colmato, anche per la nostra sicurezza sociale.
- Parlare delle migrazioni e dello spostamento delle persone con competenza e serietà per superare finalmente un’informazione allarmistica ed ideologica del fenomeno, che troppo spesso dimentica il popolo dei migranti, 5 milioni, per fermarsi ad esasperare alcuni casi. Nello specifico, poi, dei richiedenti asilo, non siamo di fronte a un’invasione del nostro Paese (siamo stati sia l’anno scorso che quest’anno intorno a un richiedente asilo ogni mille abitanti), ma siamo di fronte a un momento di grande sofferenza del mondo in cui il numero dei conflitti (di cui la nostra parte di mondo ha la sua responsabilità sia nella creazione che nella mancata gestione) e il numero di spostamento forzato di persone per cambiamenti climatici è davvero molto elevato. Sarebbe ingenuo pensare che tutti questi spostamenti forzati di persone in fuga da guerre e conflitti e da cambiamenti climatici, sempre più numerosi, violenti ed imprevisti, non abbia una ricaduta anche in Europa e in Italia; e non saranno i controlli alle frontiere a fermare le persone in fuga, che sono state obbligate a spostarsi. (mons. Gian Carlo Perego – Direttore Generale Fondazione Migrantes)