Città del Vaticano – “Discernere le cause, prospettare soluzioni e vincere l’inevitabile paura” di fronte alla “grave emergenza migratoria”. Papa Francesco parla al Corpo diplomato accreditato pressoi la Santa Sede e, dopo aver ricordato alcuni eventi dell’anno trascorso concentra la sua attenzione sul tema migratorio che, nel corso del 2015, ha riguardato soprattutto l’Europa, ma anche diverse regioni dell’Asia e il nord e il centro America.
“Uno spirito individualista è terreno fertile per il maturare di quel senso di indifferenza verso il prossimo, che porta a trattarlo come mero oggetto di compravendita, che spinge a disinteressarsi dell’umanità degli altri e finisce per rendere le persone pavide e ciniche”, ha detto il pontefice introducendo il tema: “Non sono forse questi i sentimenti che spesso abbiamo di fronte ai poveri, agli emarginati, agli ultimi della società? E quanti ultimi abbiamo nelle nostre società! Tra questi, penso soprattutto ai migranti, con il loro carico di difficoltà e sofferenze, che affrontano ogni giorno nella ricerca, talvolta disperata, di un luogo ove vivere in pace e con dignità”.
Papa Bergoglio sottolinea che tutta la Bibbia “ci narra la storia di un’umanità in cammino, perché l’essere in movimento è connaturale all’uomo. La sua storia è fatta di tante migrazioni, talvolta maturate come consapevolezza del diritto ad una libera scelta, sovente dettate da circostanze esteriori”. Oggi tanti fuggono da “guerre orribili, da persecuzioni e violazioni dei diritti umani, o da instabilità politica o sociale, che rendono spesso impossibile la vita in patria”. “Di fronte all’imponenza dei flussi e agli inevitabili problemi connessi – ha detto il Papa – sono sorti non pochi interrogativi sulle reali possibilità di ricezione e di adattamento delle persone, sulla modifica della compagine culturale e sociale dei Paesi di accoglienza, come pure sul ridisegnarsi di alcuni equilibri geo-politici regionali. Altrettanto rilevanti sono i timori per la sicurezza, esasperati oltremodo dalla dilagante minaccia del terrorismo internazionale”.
Per Francesco l’attuale ondata migratoria “sembra minare le basi di quello spirito umanistico che l’Europa da sempre ama e difende”: “non ci si può permettere di perdere i valori e i principi di umanità, di rispetto per la dignità di ogni persona, di sussidiarietà e di solidarietà reciproca, quantunque essi possano costituire, in alcuni momenti della storia, un fardello difficile da portare”. Per il Papa l’Europa, “aiutata dal suo grande patrimonio culturale e religioso”, ha “gli strumenti per difendere la centralità della persona umana e per trovare il giusto equilibrio fra il duplice dovere morale di tutelare i diritti dei propri cittadini e quello di garantire l’assistenza e l’accoglienza dei migranti”. È al nostro Continente, ha sottolineato Francesco, che “molti migranti provenienti dall’Asia e dall’Africa vedono un punto di riferimento per principi come l’uguaglianza di fronte al diritto e valori inscritti nella natura stessa di ogni uomo, quali l’inviolabilità della dignità e dell’uguaglianza di ogni persona, l’amore al prossimo senza distinzione di origine e di appartenenza, la libertà di coscienza e la solidarietà verso i propri simili”. “Gran parte delle cause delle migrazioni – ha detto poi il Papa – si potevano affrontare già da tempo. Si sarebbero così potute prevenire tante sciagure o, almeno, mitigarne le conseguenze più crudeli. Anche oggi, e prima che sia troppo tardi, molto si potrebbe fare per fermare le tragedie e costruire la pace. Ciò significherebbe però rimettere in discussione abitudini e prassi consolidate, a partire dalle problematiche connesse al commercio degli armamenti, al problema dell’approvvigionamento di materie prime e di energia, agli investimenti, alle politiche finanziarie e di sostegno allo sviluppo, fino alla grave piaga della corruzione. Siamo consapevoli poi che, sul tema della migrazione, occorra stabilire progetti a medio e lungo termine che vadano oltre la risposta di emergenza. Essi dovrebbero da un lato aiutare effettivamente l’integrazione dei migranti e i Paesi di accoglienza e, nel contempo, favorire lo sviluppo dei Paesi di provenienza con politiche solidali, che però non sottomettano gli aiuti a strategie e pratiche ideologicamente estranee o contrarie alle culture dei popoli cui sono indirizzate”. “E’ importante – ha detto il Papa al Corpo diplomatico – che le Nazioni in prima linea nell’affrontare l’attuale emergenza non siano lasciate sole, ed è altrettanto indispensabile avviare un dialogo franco e rispettoso tra tutti i Paesi coinvolti nel problema – di provenienza, di transito o di accoglienza – affinché, con una maggiore audacia creativa, si ricerchino soluzioni nuove e sostenibili. Non si possono, infatti, – ha aggiunto – pensare nell’attuale congiuntura soluzioni perseguite in modo individualistico dai singoli Stati, poiché le conseguenze delle scelte di ciascuno ricadono inevitabilmente sull’intera Comunità internazionale. E’ noto, infatti, che le migrazioni costituiranno un elemento fondante del futuro del mondo più di quanto non l’abbiano fatto finora e che le risposte potranno essere frutto solo di un lavoro comune, che sia rispettoso della dignità umana e dei diritti delle persone”.
Il Papa ha quindi espresso una “particolare riconoscenza” verso l’Italia, “il cui impegno deciso ha salvato molte vite nel Mediterraneo e che tuttora si fa carico sul suo territorio di un ingente numero di rifugiati”. Da qui l’auspicio che “il tradizionale senso di ospitalità e solidarietà che contraddistingue il popolo italiano non venga affievolito dalle inevitabili difficoltà del momento, ma, alla luce della sua tradizione plurimillenaria, sia capace di accogliere ed integrare il contributo sociale, economico e culturale che i migranti possono offrire”. (R.I.)