Roma – Chi ha conosciuto la guerra, la violenza e la paura può capire davvero il valore della pace. E allora ha un sapore speciale l’appello accorato che sale da questi ragazzi, profughi da tanti paesi diversi, che chiedono fratellanza, accoglienza, dialogo. E rifiutano ogni strumentalizzazione terroristica del nome di Dio. Musulmani e cristiani che pregano fianco a fianco e tra poche settimane porteranno la loro testimonianza di dolore e speranza a piazza San Pietro, il 17 gennaio.
È successo ieri sera al Cara di Castelnuovo di Porto, il Centro di accoglienza per richiedenti asilo gestito dalla cooperativa sociale Auxilium. “Dio è pace”, una giornata di festa, riflessione, preghiera. Animata dagli ospiti del Centro e da religiosi cristiani e musulmani. L’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione invita i profughi a “non dimenticare mai i genitori e le famiglie che avete lasciato a casa e che spesso vi hanno sostenuto per farvi arrivare qui. Non siete soli al mondo, c’è sempre qualcuno che pensa a voi e vi chiede di guardare al futuro. Vi auguro un giorno di poter tornare da cittadini, liberamente. E vi porto il saluto del Papa”. Applauso scrosciante.
Il vescovo ausiliare di Roma Guerino Di Tora, Presidente della Fondazione Migrantes, ricorda che “per portare la pace agli altri dobbiamo essere in pace con noi stessi. Supererete i vostri drammi aprendovi all’accoglienza, come le 112 parrocchie di Roma disposte ad accogliere famiglie di rifugiati”. Padre Enzo Fortunato, portavoce della basilica di San Francesco d’Assisi, ricorda quando il Poverello nel 1219 si recò a Damietta, in Egitto. L’Europa preparava la quinta crociata, Francesco andava inerme a parlare col Sultano: “Quell’episodio è l’immagine dell’Occidente che apre la sua porta all’Oriente con un cuore animato dalla pace”. Sali Salem, imam della moschea della Magliana di Roma, annuisce: “Qui voi rappresentate in piccolo il mondo. Ed è un mondo giusto. Allah è misericordioso, non può mandare nessuno a distruggere le sue stesse creature. E qui ognuno di voi agli occhi degli italiani rappresenta l’Islam, siate quindi testimoni di pace”. Houshmand Zade, professoressa alla Gregoriana, ricorda che anche il nonno di papa Bergoglio rischiò la vita come migrante sull’Oceano. “Voi siete la testimonianza di quello che dice Francesco, che l’Africa è vittima e martire e per questo ha voluto aprire la prima Porta Santa nella Repubblica Centrafricana nonostante le violenze tra islamici e cristiani”. Il fondatore di Auxilium, Angelo Chiorazzo, ricorda i timori del Viminale quando al Cara fu allestita una moschea, oltre alla cappella: “Qui c’è chi ha litigato per il calcio, mai una sola volta per la religione”.
Sul palco poesie degli ospiti e citazioni, da Madre Teresa a Paolo VI. Poi ecco lo stendardo realizzato dai profughi: bandiere di 48 paesi e la scritta “Grazie papa Francesco”. Glielo mostreranno in piazza San Pietro. Poi Inusah Numi e Opolu Boateng Joseph, del Ghana, “rappano” il loro pezzo, “Peace”, che alterna rime in inglese e cantato in italiano.
Per concludere, una preghiera. E fa effetto sentire questa folla attenta rispondere “Amin” all’imam che salmodia la prima sura del Corano. E rispondere “Amin” allo stesso modo, a ogni invocazione del vescovo Fisichella che pronuncia la benedizione solenne. (Luca Liverani – Avvenire)