Roma – L’Italia è uno dei paesi con maggior riduzione del peso demografico delle nuove generazioni. E’ però anche uno dei paesi europei con maggior crescita di due categorie di giovani: i Neet e gli Expat. Ad affermarlo è stato questa mattina Alessandro Rosina dell’ Università Cattolica del Sacro Cuore, intervenendo questa mattina alla presentazione del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes .Per il docente entrambe queste categorie rappresentano risorse disperse e smarrite per il sistema paese. Disperse perché sono potenzialità ed energie che l’Italia non riesce a valorizzare all’interno dei suoi processi di crescita e di sviluppo. Smarrite perché i giovani che appartengono a tali due categorie sono “fuori dal radar”, non sappiamo esattamente chi siano e cosa stiano facendo.
I Neet – ha detto Rosina – sono i giovani che rimangono in Italia ma non trovano prospettive occupazionali dopo il diploma o la laurea. Nei paesi con sistemi informativi e politiche più efficienti, chi cerca lavoro è in larga parte registrato nei servizi pubblici per l’impiego. In Italia solo una piccola quota vi si iscrive e anche il Piano Garanzia giovani, dopo un anno e mezzo dall’avvio, è riuscito solo in minor parte a raggiungerli. Il dato più recente indica circa 800 mila registrati su un totale di circa due milioni e quattrocento mila Neet. Ci sono quindi oltre un milione e mezzo di giovani che non studiano e non lavorano e che, per quanto ne sappiamo, potrebbero trovarsi su Marte. A questi andrebbero poi aggiunti anche gli inattivi tra i 30 e i 34 anni dei quali Garanza giovani non si occupa ma che rappresentano almeno un altro milione di persone.
Gli Expat sono invece i giovani dinamici e intraprendenti, spesso con alto capitale umano, che hanno lasciato l’Italia per cercare opportunità di ulteriore formazione o miglior lavoro all’estero. Secondo l’AIRE (Anagrafe degli italiani residenti all’estero) i connazionali di età 15-34 che risiedono in un altro paese sono nel complesso oltre un milione. Come ben noto l’AIRE da un lato contempla anche i nati all’estero da cittadini italiani, d’altro lato sottostima fortemente gli Expat, ovvero la parte più interessante e recente della mobilità internazionale. Dei tanti under 35 che dall’inizio di questo secolo sono usciti dall’Italia ma non si sono formalmente iscritti all’AIRE non sappiamo praticamente nulla. Per quanto ne sappiamo, potrebbero anch’essi trovarsi su Marte.
Di fatto – ha detto – è come se vivesse su Marte nel complesso una popolazione di almeno tre milioni di under 35 italiani. Sono abitanti di un mondo a parte, molto eterogeneo, lontano dalle politiche del nostro paese e sconnesso dal modello di sviluppo italiano. Potenziali risorse ignorate e inutilizzate”.
Come Garanzia giovani sta cercando di registrare i Neet, pur con tutte le difficoltà, avremmo bisogno – ha aggiunto – anche di un Piano per registrare i giovani talenti italiani nel mondo e mappare le associazioni che spontaneamente hanno formato. Si potrebbe formare un database che contiene dati essenziali su chi sono, cosa fanno e quali competenze hanno. Da un lato ciò rappresenterebbe un riconoscimento da parte del nostro paese verso l’esistenza e il valore della parte di Italia che dà il meglio di sé nel mondo, dall’altro costituirebbe un giacimento prezioso dal quale l’Italia può attingere per consulenze, collaborazioni, progetti comuni, imprese ponte con gli altri paesi. Gli Expat sono pronti. È l’Italia che non li cerca e non li chiama.
I Neet – ha detto Rosina – sono i giovani che rimangono in Italia ma non trovano prospettive occupazionali dopo il diploma o la laurea. Nei paesi con sistemi informativi e politiche più efficienti, chi cerca lavoro è in larga parte registrato nei servizi pubblici per l’impiego. In Italia solo una piccola quota vi si iscrive e anche il Piano Garanzia giovani, dopo un anno e mezzo dall’avvio, è riuscito solo in minor parte a raggiungerli. Il dato più recente indica circa 800 mila registrati su un totale di circa due milioni e quattrocento mila Neet. Ci sono quindi oltre un milione e mezzo di giovani che non studiano e non lavorano e che, per quanto ne sappiamo, potrebbero trovarsi su Marte. A questi andrebbero poi aggiunti anche gli inattivi tra i 30 e i 34 anni dei quali Garanza giovani non si occupa ma che rappresentano almeno un altro milione di persone.
Gli Expat sono invece i giovani dinamici e intraprendenti, spesso con alto capitale umano, che hanno lasciato l’Italia per cercare opportunità di ulteriore formazione o miglior lavoro all’estero. Secondo l’AIRE (Anagrafe degli italiani residenti all’estero) i connazionali di età 15-34 che risiedono in un altro paese sono nel complesso oltre un milione. Come ben noto l’AIRE da un lato contempla anche i nati all’estero da cittadini italiani, d’altro lato sottostima fortemente gli Expat, ovvero la parte più interessante e recente della mobilità internazionale. Dei tanti under 35 che dall’inizio di questo secolo sono usciti dall’Italia ma non si sono formalmente iscritti all’AIRE non sappiamo praticamente nulla. Per quanto ne sappiamo, potrebbero anch’essi trovarsi su Marte.
Di fatto – ha detto – è come se vivesse su Marte nel complesso una popolazione di almeno tre milioni di under 35 italiani. Sono abitanti di un mondo a parte, molto eterogeneo, lontano dalle politiche del nostro paese e sconnesso dal modello di sviluppo italiano. Potenziali risorse ignorate e inutilizzate”.
Come Garanzia giovani sta cercando di registrare i Neet, pur con tutte le difficoltà, avremmo bisogno – ha aggiunto – anche di un Piano per registrare i giovani talenti italiani nel mondo e mappare le associazioni che spontaneamente hanno formato. Si potrebbe formare un database che contiene dati essenziali su chi sono, cosa fanno e quali competenze hanno. Da un lato ciò rappresenterebbe un riconoscimento da parte del nostro paese verso l’esistenza e il valore della parte di Italia che dà il meglio di sé nel mondo, dall’altro costituirebbe un giacimento prezioso dal quale l’Italia può attingere per consulenze, collaborazioni, progetti comuni, imprese ponte con gli altri paesi. Gli Expat sono pronti. È l’Italia che non li cerca e non li chiama.