Torino – La Conferenza episcopale di Piemonte e Val d’Aosta ha diffuso un forte appello alla solidarietà verso i migranti. Il testo si pone in continuità con i pronunciamenti di papa Francesco e con l’invito dell’arcivescovo metropolita Cesare Nosiglia che ha chiesto “di promuovere in ogni Unità pastorale uno o più luoghi di accoglienza temporanea capaci di ospitare cinque persone ciascuno, cercando la disponibilità presso le parrocchie, gli istituti religiosi, le case di riposo, altre strutture ecclesiali presenti nel territorio”.
Ora i vescovi di Piemonte e Val d’Aosta scrivono: “In questi tempi di emergenza abbiamo cercato di agire in modo coerente, spesso sfidando la contrarietà di quanti si lasciano condizionare dall’emotività, dalla paura dello sconosciuto, quando non anche da atteggiamenti di razzismo”.
Commentando le parole del Papa durante l’Angelus del 6 settembre, sottolineano due concetti: “la possibilità per le comunità cristiane di dare concrete risposte, semplicemente responsabilizzando ogni fedele, ogni comunità e ogni struttura ad accogliere
un numero limitato e quindi possibile di profughi; l’opportunità di impostare l’accoglienza a misura di famiglia, rendendo così possibile una strategia di accoglienza diffusa sui territori e quindi libera da quella emotività che nasceva spontanea di fronte a masse di individui sconosciuti”. Pertanto i vescovi concludono dicendo che “accolgono e fanno proprio l’invito a tutte le parrocchie, famiglie, comunità religiose, per un supplemento di impegno e per rendersi disponibili a dare una risposta concreta a quanto Papa Francesco ci chiede”, nella convinzione che i credenti devono “sentirsi responsabili del proprio fratello”.
Il testo da ultimo contiene un ringraziamento “per l’ottimo lavoro fin qui svolto dalle Caritas, da Migrantes e da varie organizzazioni”. (Fonte Avvenire)
Ora i vescovi di Piemonte e Val d’Aosta scrivono: “In questi tempi di emergenza abbiamo cercato di agire in modo coerente, spesso sfidando la contrarietà di quanti si lasciano condizionare dall’emotività, dalla paura dello sconosciuto, quando non anche da atteggiamenti di razzismo”.
Commentando le parole del Papa durante l’Angelus del 6 settembre, sottolineano due concetti: “la possibilità per le comunità cristiane di dare concrete risposte, semplicemente responsabilizzando ogni fedele, ogni comunità e ogni struttura ad accogliere
un numero limitato e quindi possibile di profughi; l’opportunità di impostare l’accoglienza a misura di famiglia, rendendo così possibile una strategia di accoglienza diffusa sui territori e quindi libera da quella emotività che nasceva spontanea di fronte a masse di individui sconosciuti”. Pertanto i vescovi concludono dicendo che “accolgono e fanno proprio l’invito a tutte le parrocchie, famiglie, comunità religiose, per un supplemento di impegno e per rendersi disponibili a dare una risposta concreta a quanto Papa Francesco ci chiede”, nella convinzione che i credenti devono “sentirsi responsabili del proprio fratello”.
Il testo da ultimo contiene un ringraziamento “per l’ottimo lavoro fin qui svolto dalle Caritas, da Migrantes e da varie organizzazioni”. (Fonte Avvenire)