Reggio Calabria – Gli sbarchi di migranti sono quasi pane quotidiano per il territorio di Reggio Calabria. “Nell’ultima settimana ce ne sono stati tre, con l’arrivo di diverse centinaia di persone”, precisa padre Bruno Mioli, responsabile Migrantes in diocesi. “C’è un’autentica attenzione in vaste aree della diocesi e ciò diventa condivisione e coinvolgimento attivo, un vero e proprio rimboccarsi le maniche da parte di associazioni e organismi ecclesiali”, prosegue il religioso, per il quale “l’inizio degli sbarchi, due anni fa, è stato per tutti una palestra di accoglienza”.
Rappresentanti delle diverse associazioni ecclesiali, che operano anche in collaborazione con la protezione civile, partecipano in Prefettura, prima di ogni sbarco, al tavolo di crisi. “Ci siamo dati il nome di ‘coordinamento ecclesiale di pronto intervento’, perché siamo presenti anche noi agli sbarchi. Tra organismi ecclesiali abbiamo realizzato una bozza di intesa in dieci punti per l’accoglienza per avere un contatto diretto con i migranti per un aiuto effettivo più concreto”, continua padre Mioli: “la nostra prima esigenza è stabilire un contatto umano con chi arriva, che ha tanto sofferto nel deserto e nel mare. Hanno bisogno di percepire un senso di accoglienza e di condivisione”. Grazie all’aiuto di 60-70 volontari la diocesi di Reggio Calabria garantisce ai migranti diversi servizi.
“Interveniamo anche nella struttura di prima accoglienza di Reggio Calabria a favore dei minori non accompagnati e di tanti che al loro arrivo manifestano malattie”, dice il direttore Migrantes al Sir. A disposizione della diocesi alcuni magazzini con vestiario pronto a essere portato al porto, “perché molti scendono dalla nave scalzi”. Gli indumenti “provengono da tutte le parrocchie”, sottolinea padre Mioli mettendo in evidenza ancora una volta “l’accoglienza” del popolo reggino e anche “la vicinanza del vescovo”, mons. Giuseppe Fiorini Morosini. Predisposto anche un servizio docce per i bambini. “Il nostro obiettivo, stabilendo un contatto umano, è sorridere, lasciare affiorare nei migranti che non tutto quanto è maledizione. Cerchiamo poi di far capire loro che allo sbarco sono solo a metà del viaggio perché poi andranno per diverse destinazioni”, afferma. Da parte dei volontari, anche l’ascolto: “Il sogno dei migranti è quello di attraversare le Alpi e sistemarsi principalmente in Svezia e Germania. Noi non li incoraggiamo in questo, lasciamo che la politica faccia il proprio compito. Però, in casi particolari, quando è possibile, favoriamo il contatto e il ricongiungimento con i parenti in Italia”. Sono tante le parrocchie reggine impegnate nell’accoglienza dei migranti. Padre Mioli è anche parroco della comunità di Sant’Agostino alla stazione: “Abbiamo un centro d’ascolto per gli immigrati che funziona 4 giorni a settimana e dove arrivano tra i 50 e i 60 immigrati”. L’ascolto è essenziale perché “l’emergenza non finisce in 2-3 mesi né in 2-3 anni, ma è continua”. A Sant’Agostino ai migranti è offerta l’assistenza legale, nonché un servizio di doposcuola e di alfabetizzazione per gli ultimi arrivati, ma “mancano mediatori culturali e linguistici, dobbiamo ringraziare tanti insegnanti in pensione che offrono le proprie competenze”. L’esempio di Sant’Agostino non è l’unico: “Ci sono diversi centri di ascolto in altre parrocchie della diocesi che, pur nati con diverse esigenze, si interessano anche degli immigrati. Questa si chiama accoglienza allargata”. Da parte dell’Ufficio Migrantes vengono quindi organizzati “momenti di svago e di passatempo, cercando di favorire incontri con i giovani delle parrocchie”.
Padre Mioli sottolinea anche il lavoro “di annuncio religioso” compiuto in diocesi verso i migranti. “Abbiamo diversi opuscoli con le preghiere principali da distribuire. Nelle ultime domeniche, al centro di prima accoglienza, abbiamo anche celebrato la Messa in inglese, con la partecipazione di molti nigeriani e di cristiani copti ma anche di molti italiani”, conclude.
Rappresentanti delle diverse associazioni ecclesiali, che operano anche in collaborazione con la protezione civile, partecipano in Prefettura, prima di ogni sbarco, al tavolo di crisi. “Ci siamo dati il nome di ‘coordinamento ecclesiale di pronto intervento’, perché siamo presenti anche noi agli sbarchi. Tra organismi ecclesiali abbiamo realizzato una bozza di intesa in dieci punti per l’accoglienza per avere un contatto diretto con i migranti per un aiuto effettivo più concreto”, continua padre Mioli: “la nostra prima esigenza è stabilire un contatto umano con chi arriva, che ha tanto sofferto nel deserto e nel mare. Hanno bisogno di percepire un senso di accoglienza e di condivisione”. Grazie all’aiuto di 60-70 volontari la diocesi di Reggio Calabria garantisce ai migranti diversi servizi.
“Interveniamo anche nella struttura di prima accoglienza di Reggio Calabria a favore dei minori non accompagnati e di tanti che al loro arrivo manifestano malattie”, dice il direttore Migrantes al Sir. A disposizione della diocesi alcuni magazzini con vestiario pronto a essere portato al porto, “perché molti scendono dalla nave scalzi”. Gli indumenti “provengono da tutte le parrocchie”, sottolinea padre Mioli mettendo in evidenza ancora una volta “l’accoglienza” del popolo reggino e anche “la vicinanza del vescovo”, mons. Giuseppe Fiorini Morosini. Predisposto anche un servizio docce per i bambini. “Il nostro obiettivo, stabilendo un contatto umano, è sorridere, lasciare affiorare nei migranti che non tutto quanto è maledizione. Cerchiamo poi di far capire loro che allo sbarco sono solo a metà del viaggio perché poi andranno per diverse destinazioni”, afferma. Da parte dei volontari, anche l’ascolto: “Il sogno dei migranti è quello di attraversare le Alpi e sistemarsi principalmente in Svezia e Germania. Noi non li incoraggiamo in questo, lasciamo che la politica faccia il proprio compito. Però, in casi particolari, quando è possibile, favoriamo il contatto e il ricongiungimento con i parenti in Italia”. Sono tante le parrocchie reggine impegnate nell’accoglienza dei migranti. Padre Mioli è anche parroco della comunità di Sant’Agostino alla stazione: “Abbiamo un centro d’ascolto per gli immigrati che funziona 4 giorni a settimana e dove arrivano tra i 50 e i 60 immigrati”. L’ascolto è essenziale perché “l’emergenza non finisce in 2-3 mesi né in 2-3 anni, ma è continua”. A Sant’Agostino ai migranti è offerta l’assistenza legale, nonché un servizio di doposcuola e di alfabetizzazione per gli ultimi arrivati, ma “mancano mediatori culturali e linguistici, dobbiamo ringraziare tanti insegnanti in pensione che offrono le proprie competenze”. L’esempio di Sant’Agostino non è l’unico: “Ci sono diversi centri di ascolto in altre parrocchie della diocesi che, pur nati con diverse esigenze, si interessano anche degli immigrati. Questa si chiama accoglienza allargata”. Da parte dell’Ufficio Migrantes vengono quindi organizzati “momenti di svago e di passatempo, cercando di favorire incontri con i giovani delle parrocchie”.
Padre Mioli sottolinea anche il lavoro “di annuncio religioso” compiuto in diocesi verso i migranti. “Abbiamo diversi opuscoli con le preghiere principali da distribuire. Nelle ultime domeniche, al centro di prima accoglienza, abbiamo anche celebrato la Messa in inglese, con la partecipazione di molti nigeriani e di cristiani copti ma anche di molti italiani”, conclude.