Città del Vaticano – Con “Mare Nostrum” andavamo “ad aiutare dovunque questi poveri migranti si trovassero”, invece questa operazione “Triton” è per “difendere i confini, una gran bella differenza, no?”. Lo ha detto il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti parlando dell’operazione dell’Unione Europea chiamata “Triton” che partirà domani. Una operazione che crea grande preoccupazione nelle associazioni impegnate sul tema dell’immigrazione che chiedono al governo italiano che “Mare Nostrum” continui. “Quella delle migrazioni non è una cosa semplice. Migliaia di persone – ha detto il porporato alla Radio Vaticana – lasciano il proprio Paese mica perché si divertono, ma lo fanno per necessità, per fuggire da situazioni di pericolo e di indigenza. Sia ben presente anche ciò che succede in questo momento in Siria, in Iraq, in Etiopia, ma ci sarebbe una lista di Paesi che non finisce mai. Le partenze senza il piano di Mare nostrum avrebbero causato quindi molte più morti di quelle che purtroppo, circa 3000, sono avvenute durante l’anno”. Quanto a “Mare Nostrum” se “ben ricordo – aggiunge il card. Vegliò – è nato dopo il 3 ottobre di due anni fa, quando successe quella disgrazia dove morirono 368 persone. Io ho la gioia che proprio nell’anniversario sono andato a Lampedusa, e loro mi hanno dato una croce fatta col legno delle barche affondate. Una croce che porto sempre con me, invece delle solite croci episcopali, perché questo è un ricordo che mi fa pensare a queste tragedie e mi fa essere quasi più buono: tante volte infatti ci dimentichiamo che tante persone vivono in maniera dignitosa pur nell’enorme difficoltà che incontrano nella vita”.