Sicilia: accoglienza nel caos

Messina – Barricate a Grammichele e Caltagirone, proteste e accuse per le lunghe attese dei richiedenti asilo, una rissa con il ferimento di 4 agenti di polizia. Vacilla il sistema Sprar dell’accoglienza diffusa nei centri della provincia di Catania più vicini al Cara di Mineo. Il sindaco di Caltagirone, Nicola Bonanno, ha reagito chiedendo al prefetto Maria Guia Federico l’allontanamento di 11 nigeriani, tutti richiedenti asilo, dal Centro di via Rosario Pitrelli, che attualmente li ospita, «a seguito dei disordini avvenuti, all’interno della stessa struttura di accoglienza, il 25 e 28 agosto e l’1 settembre e del comportamento gravemente violento da loro assunto. Abbiamo preso atto – sottolinea ancora il sindaco – delle determinazioni comunicate dal legale rappresentante del consorzio Sol. Calatino, che gestisce i servizi nel Centro, con le quali si fa presente che i comportamenti assunti da alcuni ospiti di nazionalità nigeriana rendono impossibile il proseguimento del percorso di accoglienza a causa di gravi e reiterate violazioni delle norme interne al progetto». Atti nati dalla disperazione di chi si sente espropriato della propria vita, tuttavia difficili da digerire in una realtà sofferente. La Sicilia è stremata da una crisi radicata nella debolezza del proprio tessuto economico, nel fatto che sono venute a mancare le iniezioni di risorse economiche da parte della Regione e degli Enti locali. Una crisi ben più lunga di quella iniziata nel resto d’Italia a fine 2007, dopo l’esplosione della bolla speculativa dei mutui subprime che ha dissestato le economie occidentali. La Sicilia è alle corde e, poiché molti siciliani non sanno bene a chi chiedere il conto, c’è il rischio che si inneschi l’ennesima guerra tra poveri. E anche se nel caso delle gente dell’Isola, si tratta di una povertà relativa, c’è chi soffia sul fuoco per attizzare l’incendio e vede che potrebbe essere impiegata altrimenti una parte di risorse che invece viene “dirottata” verso il sistema della cosiddetta accoglienza. Questo, dal canto suo, drena risorse senza ottenere i risultati sperati: basterebbe puntare sul rafforzamento delle Commissioni per liberare dai vincoli di un’accoglienza forzata tanti richiedenti asilo che intendono lasciare il nostro Paese per raggiungere amici e parenti in altre parti d’Europa. L’alleggerimento dei costi su questo versante consentirebbe l’impiego di risorse finanziarie e umane in altri settori e campi. Ma per fare questo bisogna sceglierlo e questo non è un paese per chi prende decisioni. Così si resta inchiodati alla fase delle critiche senza che ci sia la capacità di trasformare le proposte ragionevoli in azioni che risolvano i problemi. E a proposito di proteste, proposte e cortocircuiti prossimi venturi, quello che rischia di mettere definitivamente in ginocchio il sistema siciliano dell’accoglienza è la questione dei centri per minori non accompagnati. L’Anci Sicilia, infatti, di recente ha lanciato un grido di allarme: oltre 300 centri sparsi in tutta la Sicilia sono a un passo dal fallimento a causa della difficoltà nel vedersi pagate le fatture dai Comuni. Il sistema di accoglienza dei minori non accompagnati, infatti, è a carico degli Enti locali, che, a causa delle difficoltà economiche in cui versano non hanno somme in bilancio per pagare le cooperative che gestiscono i Centri accreditati. La questione è stata al centro di un incontro al Ministero delle Politiche sociali, tra il sottosegretario Franca Biondelli e i rappresentanti del Cicam, il cartello che raggruppa a livello nazionale le più importanti comunità di accoglienza per minori ed è coordinato da Antonio di Pinto. Al vertice ha preso parte anche il vice presidente di Anci Sicilia, Paolo Amenta, sindaco di Canicattini Bagni, in provincia di Siracusa. «Per il 2014 i problemi sono stati in parte superati attraverso l’allargamento ai Centri del sistema Sprar, le strutture di seconda accoglienza per richiedenti asilo, i cui costi sono a carico dei vari ministeri di competenza – ha spiegato Amenta – ma il problema persiste per il pregresso. Parliamo dal 2009 in poi, da quando è iniziato il fenomeno delle migrazioni di minori extracomunitari». Per sanare il pregresso ed evitare il fallimento delle cooperative o delle strutture che gestiscono i Centri, secondo il numero due di Anci Sicilia, servirebbero almeno 10 milioni di euro, che «i Comuni non hanno e che bisogna che vengano reperiti dai vari ministeri di competenza, anche attraverso un intervento normativo del Parlamento. Per il resto – aggiunge Amenta – bisogna definire anche con le Regioni, come intendono contribuire da quest’anno alla copertura dei costi sostenuti dai Centri di accoglienza, considerato che il costo giornaliero per ogni minore assistito vitto, alloggio, vestiario, affitti strutture, istruzione, integrazione ed altri servizi erogati, si aggira sugli 80 euro e il sistema Sprar prevede una copertura sino a 45 euro». Il nuovo incontro al ministero si terrà il 17 settembre, nel frattempo si aggraverà la situazione economica delle cooperative sociali, si abbasserà la qualità dell’accoglienza, a qualcuno verrà il dubbio sull’opportunità di chiamare ancora “accoglienza” questo sistema emergenziale di gestione dei bisogni e dei diritti di bambini, donne e uomini. (Nino Arena – Migrantes Messina)