Centro Astalli: un anno fa la visita di Papa Francesco

Roma – La visita di Papa Francesco “ha riempito tutti noi di speranza e fiducia. Nonostante i molti problemi, in questi mesi abbiamo avvertito dei segni incoraggianti di cambiamento. Tante persone ci hanno contattato per iniziare il volontariato al Centro Astalli e tanti altri hanno mostrato, in molti modi diversi, interesse per la causa dei rifugiati”. Così Padre Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli, ricorda oggi la visita di Papa Francesco al Centro dei Gesuiti un anno fa, il 10 settembre 2013. “In questo anno, grazie alla visita di Papa Francesco – aggiunge padre La Manna – abbiamo avuto la conferma di una convinzione che nasce dal lavoro con i rifugiati: per innescare il cambiamento della società che tutti auspichiamo è necessario partire dai piccoli gesti del quotidiano. Solo così si può tracciare una nuova strada da provare a percorrere insieme”. Quella di Papa Francesco al Centro Astalli è stata una delle prime visite del suo pontificato a distanza di due mesi da quella fatta a Lampedusa. Il Centro ricorda che “continua la silenziosa strage nel mare e nel deserto, le cui vittime sono uomini, donne e bambini colpevoli solamente di cercare un posto sicuro dove vivere. L’operazione Mare Nostrum ha salvato moltissime vite ed è uno sforzo ammirevole da parte delle autorità italiane”. Resta però –si legge in una nota – senza risposta la domanda più importante: come si può evitare che persone che hanno diritto alla protezione siano costrette a viaggiare in condizioni tanto rischiose e costose? Da tempo chiediamo di creare canali umanitari che permettano di far arrivare in sicurezza chi ha diritto a chiedere asilo in un Paese democratico, sottraendo a trafficanti senza scrupoli il destino di migliaia di rifugiati”. L’accoglienza dei rifugiati è una “sfida importante per l’Europa. Sono troppe – spiega il centro Astalli – le contraddizioni di cui siamo testimoni: il mancato rispetto del diritto d’asilo in Grecia e in Bulgaria, segnalato dalle Nazioni Unite; la politica dei respingimenti in Libia ancora praticata da Malta; la detenzione di richiedenti asilo in molti Stati membri. Non basta riconoscere il diritto d’asilo, se poi si praticano politiche di chiusura e di contrasto che di fatto impediscono a uomini e donne in fuga dalla guerra di avvalersi di questo diritto. La risposta che il nostro Paese ha dato in materia di accoglienza dei rifugiati non è ancora sufficiente. Guardiamo con attenzione all’ampliamento dello SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) e al coinvolgimento delle Regioni, sperando che sia un’occasione per iniziare a ragionare in un’ottica diversa. Ma sarebbe necessario e urgente rivedere tutta la politica in materia di migrazioni, con un’attenzione particolare ai profughi e ai rifugiati”. Le difficoltà e i ritardi nel processo di riforma della legge sulla cittadinanza, richiesta da centinaia di migliaia di italiani, è – conclude -un segno della fatica del Paese davanti a temi così strategici per il futuro di tutti”. (R. Iaria)