Migranti e nuovi percorsi ecumenici

Bossey – «La nascita di nuove comunità cristiane di migranti, in ogni parte del mondo, ha aperto nuove straordinarie prospettive al dialogo ecumenico: i cristiani si devono interrogare sulle ricchezze e sulle domande che queste comunità pongono alla Chiesa nel cammino verso un’unità da vivere e da testimoniare nell’accoglienza delle diversità»: con queste parole la teologa Améle Ekué ha presentato il seminario «Evaluation of Ecumenical Theological Education Programs for Migrant Church Leaders», che si è tenuto presso l’Istituto ecumenico di Bossey, in Svizzera, dal 1° al 5 settembre. L’incontro, promosso dal World Council of Churches (Wcc), ha rappresentato una tappa particolarmente significativa nel programma per la definizione di nuovi percorsi formativi in teologia per le comunità cristiane, in particolare per i ministri; si tratta di un programma sul quale il Wcc sta lavorando dal 2011 con lo scopo di favorire una recezione dei passi compiuti dal dialogo ecumenico proprio nel campo della formazione teologica.
 
Il seminario di Bossey ha posto l’attenzione su come la definizione dei programmi formativi debba tener conto della nuova realtà dei migranti che sta investendo tutto il mondo. Per il Consiglio ecumenico delle Chiese — ha ricordato Ekué, docente all’Istituto di Bossey e coordinatrice del seminario — la «dimensione globale» dei fenomeni migratori offre ai cristiani l’opportunità di approfondire il significato del vivere insieme l’unità nella diversità; appare particolarmente importante soffermarsi sulla cultura dell’accoglienza e del dialogo che deve guidare i cristiani in questa fase storica, dove milioni di persone sono costrette a lasciare la loro terra per una molteplicità di ragioni, dalla guerra alla persecuzione religiosa, dalla povertà alla mancanza di lavoro. Durante il seminario sono state evocate, anche con la condivisione di esperienze concrete, molte delle drammatiche situazioni di violenza di queste ultime settimane, quando la voce del Wcc si è unita a quella di Chiese, comunità ecclesiali e organizzazioni ecumeniche per invitare le istituzioni politiche a trovare soluzioni per mettere fine alla violenza e alle sofferenze.
 
In tema di protezione dei diritti dei migranti, le Chiese e le organizzazioni ecumeniche si sono trovate a volte a operare fianco a fianco con le altre religioni, sviluppando nuove collaborazioni. A Bossey sono stati presi in esame alcuni progetti, già attivi, nel campo della formazione dei ministri riguardo all’accoglienza e alla comprensione delle tradizioni cristiane dei migranti; si è proceduto a una prima mappatura di quanto già viene fatto, soprattutto a livello ecumenico, per promuovere una formazione teologica che dia gli strumenti per realizzare la prima accoglienza dei migranti e per trovare le strade per la creazione di una comunità cristiana che tenga conto delle diverse e nuove tradizioni al suo interno.
Il seminario è stato inoltre l’occasione per un confronto sulle soluzioni, talvolta molto diverse tra loro, che sono state adottate nel campo della formazione teologica sul tema del rapporto tra ecumenismo, accoglienza dei migranti e missione; da questo confronto si è partiti per l’identificazione di quelle aree che sono state ritenute prioritarie per una formazione teologica dei cristiani alla luce dello stato del dialogo ecumenico, come la storia dell’ecumenismo e delle missioni, i diritti umani, l’etica cristiana, la natura del dialogo interreligioso.
 
La condivisione di esperienze ha portato a sottolineare l’importanza della creazione di reti in grado di promuovere una riflessione, che dovrebbe essere il più ampia possibile comprendendo il maggior numero di comunità e tradizioni cristiane, in modo da favorire la definizione di modelli di formazione teologica, realmente ecumenica, destinati a pastori e a credenti chiamati a confrontarsi con un mondo sempre più globalizzato anche per il fenomeno dei flussi migratori. Nel seminario, che ha visto una partecipazione globale, per provenienza geografica e per appartenenza a Chiese e organizzazioni, continuo è stato il richiamo all’importanza di arrivare a dei risultati concreti e immediati con l’obiettivo di definire nuovi percorsi formativi in campo teologico che riflettano la centralità del rapporto tra dialogo ecumenico e le peculiarità dei migranti: questi nuovi percorsi appaiono fondamentali non solo per la ricezione della conoscenza di quanto i cristiani hanno fatto e stanno facendo per il superamento dello scandalo delle divisioni, ma soprattutto per rendere sempre più efficace e vitale la missione della Chiesa nell’annuncio della buona novella e nell’accoglienza di ogni uomo e ogni donna che sono stati costretti a lasciare la propria casa. (Riccardo Burigana – Osservatore Romano)