Catania – “Meglio accendere una candela che maledire l’oscurità”. Parole di Peter Benenson, fondatore di Amnesty International, il cui simbolo, una candela avvolta in un filo spinato, ha da sempre contraddistinto lo spirito di questa organizzazione non governativa indipendente, che si batte in difesa dei diritti umani. Una comunità globale di due milioni e ottocentomila soci, sostenitori e donatori in più di 150 paesi. In Italia conta oltre 70.000 soci, che si riconoscono nei principi della solidarietà internazionale. A Catania è attivo il “Gruppo 72”, che riunisce più di una decina di attivisti. “Il ruolo di Amnesty è quello innanzi tutto di sensibilizzare la comunità cittadina in difesa dei diritti umani, in difesa degli ultimi, di coloro che spesso sono totalmente indifesi” dice Antonella Petrosino, Responsabile del Gruppo catanese, che in questi anni ha alzato la voce contro ogni forma di discriminazione. Tante le iniziative promosse nell’ultimo semestre a fronte dell’emergenza sbarchi, che ha portato ad un rafforzamento delle campagne di sensibilizzazione. Come la recente “S.O.S. Europa: prima le persone, poi le frontiere”, che ha denunciato le pratiche disumane di controllo dell’immigrazione lungo le frontiere europee, che troppe volte hanno messo a rischio la vita di migranti. Molti dei quali arrivano sulle coste isolane dopo aver subito già gravi violazioni dei diritti umani, trattamenti crudeli e degradanti. Per l’Italia, la mobilitazione è stata organizzata lo scorso marzo in Piazza Università, dalla Circoscrizione Sicilia di Amnesty International. “Abbiamo creato una ‘biblioteca vivente’ messa in scena dagli attivisti e dal pubblico presente sul delicato tema dell’immigrazione, con tanti immigrati che hanno prestato la loro voce per raccontarsi e raccontare il percorso fatto per arrivare in Sicilia”. Una scelta concreta di sensibilizzazione con interlocutori privilegiati, i migranti spesso oggetto indiscriminato di critiche, pregiudizi e false verità: “Amnesty non ha lo scopo di dedicarsi alla prima accoglienza – ricorda la responsabile del gruppo etneo – lasciamo questo ad altri gruppi e associazioni, ma il nostro obiettivo è quello di denunciare i vuoti normativi presenti in molte legislazioni”. Tra questi c’è la richiesta di mettere fine alla pratica della tortura; del resto, la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani e degradanti, formulata nel 1984, dopo trent’anni è ancora inapplicata. E lo si evince anche dalle storie di coloro che transitano in molti stati africani prima di arrivare nel nostro paese. A riguardo Antonella Petrosino rivela: “Nel ferragosto del 2013, dopo la tragedia dei migranti annegati alla Playa, abbiamo dovuto firmare e prenderci la responsabilità per portare in ospedale un giovane egiziano giunto con delle gravi lesioni alla schiena, a rischio paralisi. Nessuno voleva prendersene carico, sia nella fase del primo soccorso che dopo la fase del trasbordo. Se non fosse stato per noi sarebbe finito sulla sedia a rotelle”. Una testimonianza autentica senza retorica, al pari di altre, riscontrabili nelle tante storie positive legate al fenomeno migratorio di questi mesi. Diversamente dalle vicende di molti uomini e donne che spesso diventano dei “fantasmi”, delle “ombre” che si dissolvono senza lasciare traccia. Espressioni simboliche per indicare le numerose vittime del mare cui recentemente è stata dedicata l’iniziativa “I Fantasmi di Portopalo” per chiedere il recupero del relitto della F-174 affondata a Natale del 1996 con circa 300 migranti a bordo, nel tentativo di fare chiarezza sull’ennesima tragedia del mare. “Siamo stati presenti anche a Portopalo come coordinamento regionale di Amnesty International” – ha raccontato Antonella Petrosino – presenziando alla cerimonia di chiusura dell’evento e portando avanti la campagna “SOS Europa: prima le persone, poi le frontiere” allo scopo di continuare ad alzare la voce sulle responsabilità che molti governi hanno nei confronti delle continue violazioni dei diritti umani di migranti, rifugiati e richiedenti asilo. Una voce quella di Amnesty Sicilia che continuerà a farsi sentire anche nei prossimi mesi, con un calendario già ricco di appuntamenti: il 10 ottobre, Giornata mondiale contro la pena di morte, al Parco Tondo Gioeni di Catania, suoneranno diversi gruppi musicali di migranti. Il 17, sempre di ottobre, Giornata mondiale contro la povertà, “saremo protagonisti con un spettacolo teatrale; il 25 novembre, è prevista la presentazione del video sul tema della violenza alle donne; infine, il 16 dicembre, il Forum Human Rights Defenders, con testimonial Ilaria Cucchi”. (Filippo Cannizzo – Migrantes Catania)